L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica che colpisce principalmente le articolazioni, causando dolore, gonfiore e rigidità. Attualmente sono in corso 57 studi clinici in tutto il mondo per questa condizione, di cui 10 sono presentati in dettaglio in questo articolo. Questi studi valutano nuovi approcci terapeutici, combinazioni di farmaci e trattamenti personalizzati per migliorare la qualità di vita dei pazienti.
Studi clinici in corso sull’artrite reumatoide: nuove opzioni terapeutiche per i pazienti
L’artrite reumatoide è una patologia autoimmune che richiede trattamenti a lungo termine per controllare l’infiammazione e prevenire il danno articolare. La ricerca clinica attuale si concentra su approcci innovativi, incluse terapie biologiche, inibitori delle Janus chinasi (JAK) e strategie di trattamento personalizzate basate su biomarcatori specifici.
Studi clinici disponibili per l’artrite reumatoide
Studio sulla risposta delle cellule B alla vaccinazione con tossoide tetanico in pazienti con sclerosi sistemica, lupus eritematoso sistemico e artrite reumatoide
Localizzazione: Paesi Bassi
Questo studio si concentra sulla comprensione delle risposte del sistema immunitario nei pazienti con malattie autoimmuni, in particolare sclerosi sistemica, lupus eritematoso sistemico e artrite reumatoide. La ricerca utilizza il vaccino con tossoide tetanico per esaminare come le cellule B, componenti fondamentali del sistema immunitario, rispondono nei pazienti con queste condizioni rispetto agli individui sani.
I partecipanti riceveranno una singola dose di richiamo del vaccino antitetanico (0,5 ml) tramite iniezione intramuscolare. Durante lo studio verranno raccolti campioni di sangue in diversi momenti per osservare la risposta immunitaria al vaccino. I criteri di inclusione richiedono che i partecipanti abbiano almeno 18 anni, abbiano completato la serie iniziale di vaccinazioni antitetaniche e siano stati diagnosticati con una delle tre condizioni autoimmuni studiate. Vengono esclusi i pazienti con infezioni attive, allergie ai vaccini, gravidanza in corso o malattie gravi di reni o fegato.
Valutazione della sicurezza ed efficacia della combinazione di farmaci biologici per pazienti con artrite reumatoide e artrite psoriasica
Localizzazione: Spagna
Questo studio valuta l’efficacia della combinazione di farmaci biologici per il trattamento dell’artrite reumatoide e dell’artrite psoriasica. La ricerca si concentra sull’associazione di inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNFi) con inibitori dell’IL-6, farmaci che agiscono su proteine specifiche coinvolte nell’infiammazione.
I partecipanti con artrite attiva che stanno già utilizzando inibitori del TNF riceveranno una terapia combinata. L’obiettivo principale è verificare se più pazienti possono raggiungere la remissione della malattia dopo 24 settimane di trattamento. Per l’artrite reumatoide, la remissione è definita come un punteggio CDAI inferiore o uguale a 2,8, mentre per l’artrite psoriasica è definita come un punteggio DAPSA inferiore a 4. I criteri di inclusione richiedono malattia attiva (DAS28 > 3,2 per AR o DAPSA > 14 per AP) e trattamento in corso con inibitori del TNF. Sono esclusi i pazienti con altre forme di artrite infiammatoria, precedente terapia biologica o infezioni gravi recenti.
Studio sulla sicurezza e gli effetti di rapcabtagene autoleucel, tocilizumab, fludarabina fosfato e ciclofosfamide per pazienti con artrite reumatoide e sindrome di Sjögren
Localizzazione: Francia, Germania, Spagna
Questa ricerca innovativa esplora un nuovo trattamento chiamato rapcabtagene autoleucel (YTB323) per l’artrite reumatoide difficile da trattare e la sindrome di Sjögren grave con coinvolgimento d’organo. Si tratta di una terapia cellulare che utilizza cellule modificate per colpire e trattare la malattia.
I partecipanti riceveranno il trattamento tramite infusione endovenosa. Lo studio prevede anche l’uso di altri farmaci come tocilizumab, fludarabina fosfato e ciclofosfamide. L’obiettivo è valutare la sicurezza del rapcabtagene autoleucel e monitorare il suo comportamento nell’organismo (cinetica cellulare). Durante lo studio verranno effettuate valutazioni regolari ogni tre mesi per adeguare gradualmente il trattamento. I criteri di inclusione richiedono una diagnosi di artrite reumatoide con fallimento delle terapie standard o sindrome di Sjögren grave refrattaria con malattia sistemica moderata-alta. Sono esclusi i pazienti con malattia di Sjögren grave refrattaria con coinvolgimento d’organo o artrite reumatoide difficile da trattare, a seconda del gruppo di studio.
Studio sull’efficacia e la sicurezza di tocilizumab e metotrexato per adulti con artrite reumatoide da moderata a grave
Localizzazione: Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lituania, Polonia, Romania
Questo studio confronta un biosimilare proposto chiamato DRL_Tocilizumab con il prodotto di riferimento RoActemra in pazienti con artrite reumatoide da moderata a grave. Entrambi i trattamenti vengono somministrati tramite iniezione sottocutanea insieme al metotrexato.
L’obiettivo è valutare l’efficacia e la sicurezza dei trattamenti monitorando il punteggio di attività della malattia (DAS28-ESR) in vari momenti: settimana 5, 9, 13, 17, 21 e 25. I partecipanti dovranno avere artrite reumatoide attiva da moderata a grave da almeno 6 mesi, con almeno 6 articolazioni gonfie e 8 dolenti, e VES di almeno 28 mm/ora. Devono essere in trattamento stabile con metotrexato da almeno 8 settimane e acido folico da almeno 4 settimane. Sono esclusi i pazienti che sono stati precedentemente esposti a inibitori della via JAK.
Studio su sarilumab ed etanercept per l’artrite reumatoide in pazienti che non rispondono alla terapia con csDMARD
Localizzazione: Belgio, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna
Questo studio valuta se specifici biomarcatori possono predire la risposta al trattamento con Kevzara (sarilumab) o Enbrel (etanercept) in pazienti che non hanno avuto successo con i csDMARD. Lo studio prevede una biopsia articolare prima di iniziare il nuovo trattamento per cercare questi biomarcatori.
I partecipanti riceveranno Kevzara (disponibile in dosi da 150 mg o 200 mg) o Enbrel (50 mg) tramite iniezione sottocutanea. Il trattamento durerà 12 settimane, con controlli regolari per monitorare la risposta. L’endpoint primario è valutato utilizzando la misura ACR-50 dell’American College of Rheumatology. I criteri di inclusione richiedono una diagnosi di artrite reumatoide secondo i criteri ACR/EULAR 2010, fallimento dei csDMARD per almeno 3 mesi, punteggio DAS > 5,1 e almeno 3 articolazioni gonfie. Sono esclusi i pazienti senza diagnosi di artrite reumatoide o che non iniziano una terapia biologica dopo il fallimento dei csDMARD.
Studio sulla sicurezza e l’efficacia a lungo termine di filgotinib per pazienti con artrite reumatoide
Localizzazione: Bulgaria, Germania, Ungheria
Questo studio di estensione a lungo termine valuta la sicurezza e la tollerabilità di filgotinib (Jyseleca) in individui che hanno precedentemente partecipato a studi correlati. Il farmaco è disponibile in compresse rivestite da 100 mg e 200 mg, da assumere per via orale.
Lo studio è open-label, il che significa che sia i partecipanti che i ricercatori sanno quale trattamento viene somministrato. Durante lo studio, i partecipanti verranno sottoposti a controlli regolari per monitorare eventuali effetti collaterali e valutare l’efficacia del farmaco nella gestione dei sintomi. I criteri di inclusione richiedono che i partecipanti abbiano completato uno studio precedente con filgotinib e possano beneficiare del farmaco. Le donne in età fertile devono avere un test di gravidanza negativo e accettare di utilizzare metodi contraccettivi specifici. Sono esclusi i pazienti che non hanno completato uno degli studi precedenti con filgotinib.
Studio di confronto tra abatacept e adalimumab per adulti con artrite reumatoide precoce che non rispondono al metotrexato
Localizzazione: Repubblica Ceca, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna
Questo studio confronta l’efficacia di abatacept e adalimumab, entrambi somministrati tramite iniezione sottocutanea insieme al metotrexato, in pazienti con artrite reumatoide precoce. Lo studio è particolarmente focalizzato su individui con specifici marcatori genetici noti come alleli di rischio HLA Classe II “epitopo condiviso”.
I partecipanti riceveranno uno dei due trattamenti per 24 settimane, durante le quali la loro risposta verrà monitorata. L’obiettivo principale è valutare se uno dei trattamenti porta a un miglioramento significativo dei sintomi articolari, misurato con la risposta clinica ACR50 (miglioramento del 50%). I criteri di inclusione richiedono artrite reumatoide precoce (sintomi iniziati entro 12 mesi), nessun uso precedente di terapie mirate per AR eccetto il metotrexato, trattamento con metotrexato per almeno 12 settimane, test Anti-CCP-2 positivo con livelli superiori a 3 volte il limite normale, e DAS28-CRP di 3,2 o superiore. Sono esclusi i pazienti che non hanno artrite reumatoide, non sono nella fase precoce, non sono sieropositivi o non hanno gli alleli di rischio SE HLA Classe II.
Studio sull’artrite reumatoide: valutazione di metotrexato, golimumab e idrossiclorochina solfato per pazienti con autoanticorpi e risposta ai glucocorticoidi
Localizzazione: Paesi Bassi
Questa ricerca confronta un approccio terapeutico personalizzato con le cure abituali per l’artrite reumatoide. L’approccio personalizzato considera la presenza di autoanticorpi specifici nel sangue e la rapidità con cui i pazienti rispondono a farmaci come glucocorticoidi e inibitori JAK.
Lo studio coinvolge diversi farmaci tra cui metotrexato, Simponi (golimumab), idrossiclorochina solfato, Cimzia (certolizumab pegol), Depo-Medrol (metilprednisolone acetato), leflunomide, Enbrel (etanercept), Humira (adalimumab), sulfasalazina, Jyseleca (filgotinib), Kenacort-A (triamcinolone acetonide) e Remicade (infliximab). I partecipanti verranno assegnati casualmente al gruppo di trattamento personalizzato o al gruppo di cure abituali. L’attività della malattia verrà monitorata regolarmente utilizzando il Disease Activity Score (DAS) e altre valutazioni. I criteri di inclusione richiedono una diagnosi di artrite reumatoide secondo i criteri 2010, nuova diagnosi senza precedente uso di DMARD, ed età di almeno 18 anni.
Studio sull’adeguamento del dosaggio di adalimumab per pazienti con artrite reumatoide in remissione
Localizzazione: Francia
Questo studio valuta un approccio personalizzato per adeguare il dosaggio di adalimumab (Humira) nei pazienti in remissione da almeno sei mesi. L’obiettivo è trovare la concentrazione minima efficace di adalimumab nel sangue necessaria per mantenere la remissione.
I partecipanti continueranno il loro trattamento attuale con adalimumab (40 mg ogni due settimane) e metotrexato. Lo studio prevede di distanziare gradualmente le iniezioni di adalimumab in base a valutazioni regolari ogni tre mesi. Durante lo studio verrà monitorata la presenza di anticorpi anti-adalimumab e verranno documentate eventuali infezioni. I criteri di inclusione richiedono età superiore ai 18 anni, diagnosi di artrite reumatoide secondo i criteri ACR/EULAR 2010, remissione con DAS28 < 2,6 per almeno 6 mesi, e trattamento con adalimumab 40 mg ogni due settimane per almeno 6 mesi. Sono esclusi i pazienti che non sono stati in remissione per almeno 6 mesi o non sono trattati sia con metotrexato che con adalimumab.
Studio sugli effetti di ianalumab in adulti con artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico o sindrome di Sjögren
Localizzazione: Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna
Questo studio esamina gli effetti di ianalumab, un farmaco proteico progettato per gestire malattie autoimmuni colpendo parti specifiche del sistema immunitario. La ricerca confronta come l’organismo processa ianalumab quando somministrato in diverse forme, come siringa pre-riempita o auto-iniettore.
I partecipanti riceveranno ianalumab tramite iniezioni sottocutanee (300 mg) utilizzando un auto-iniettore da 2 ml o due siringhe pre-riempite da 1 ml. Lo studio monitorerà le concentrazioni sieriche di ianalumab dopo la terza dose (tra le settimane 8 e 12) e la sesta dose (tra le settimane 20 e 24). I criteri di inclusione richiedono età tra 18 e 70 anni, peso corporeo tra 35 kg e 150 kg, BMI tra 18 e 35, e diagnosi di artrite reumatoide, sindrome di Sjögren o lupus eritematoso sistemico attivo che potrebbe beneficiare di un trattamento che riduce le cellule B. Le valutazioni includeranno anche la verifica di eventi avversi, test di laboratorio, segni vitali e parametri ECG.
Sintesi degli studi clinici
Gli studi clinici attualmente in corso per l’artrite reumatoide riflettono un importante cambiamento verso approcci terapeutici più personalizzati e mirati. Diverse tendenze emergono da questi studi:
Terapie biologiche e biosimilari: Molti studi si concentrano su farmaci biologici come adalimumab, tocilizumab, abatacept ed etanercept, sia come prodotti originali che come biosimilari. Questo riflette l’importanza crescente di questi farmaci nel trattamento dell’artrite reumatoide da moderata a grave.
Approcci personalizzati: Diversi studi stanno esplorando la possibilità di adattare i trattamenti in base a biomarcatori specifici, autoanticorpi o marcatori genetici come gli alleli di rischio HLA. Questo approccio mira a identificare quali pazienti risponderanno meglio a specifici trattamenti, migliorando l’efficacia complessiva e riducendo potenzialmente gli effetti collaterali.
Ottimizzazione del dosaggio: Alcuni studi si concentrano sull’ottimizzazione dei dosaggi dei farmaci nei pazienti in remissione, cercando di trovare la dose minima efficace per mantenere il controllo della malattia riducendo al minimo l’esposizione ai farmaci e i potenziali effetti collaterali.
Terapie innovative: La ricerca include anche approcci completamente nuovi come le terapie cellulari (rapcabtagene autoleucel) e nuovi farmaci come ianalumab e filgotinib, che rappresentano potenziali opzioni future per i pazienti che non rispondono ai trattamenti convenzionali.
Terapie combinate: Alcuni studi valutano l’efficacia della combinazione di diversi farmaci biologici, un approccio che potrebbe offrire benefici aggiuntivi per i pazienti con malattia refrattaria.
È importante notare che la partecipazione a uno studio clinico dovrebbe essere sempre discussa con il proprio medico curante, che può valutare l’idoneità individuale e fornire informazioni dettagliate sui potenziali rischi e benefici.












