Lo studio clinico si concentra sullinsufficienza cardiaca, una condizione in cui il cuore non pompa il sangue come dovrebbe. In particolare, si esamina la possibilità di interrompere l’uso di beta-bloccanti in pazienti che hanno mostrato un miglioramento della funzione cardiaca, noto come frazione di eiezione ventricolare sinistra recuperata. I beta-bloccanti sono farmaci comunemente usati per trattare l’insufficienza cardiaca e includono sostanze come bisoprololo, carvedilolo, metoprololo e nebivololo. Lo studio mira a confrontare i risultati tra i pazienti che continuano a prendere questi farmaci e quelli che li interrompono, valutando il rischio di ricaduta dell’insufficienza cardiaca e altri eventi cardiovascolari avversi.
Oltre ai beta-bloccanti, i pazienti nello studio potrebbero essere trattati con altri farmaci per l’insufficienza cardiaca, come gli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2), gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE), i bloccanti del recettore dell’angiotensina II (ARBs), e i diuretici dell’ansa. Alcuni di questi farmaci includono valsartan, sacubitril, losartan, ramipril, e dapagliflozin. Lo studio prevede un periodo di osservazione che può durare da uno a quattro anni, durante il quale verranno monitorati i sintomi dell’insufficienza cardiaca e la necessità di ospedalizzazione.
Lo scopo principale dello studio è dimostrare che interrompere i beta-bloccanti non è meno efficace rispetto a continuare il trattamento, in termini di prevenzione delle ricadute dell’insufficienza cardiaca e di altri problemi cardiovascolari. I partecipanti saranno seguiti per valutare la prima comparsa di eventi come la ricaduta dell’insufficienza cardiaca, la morte per qualsiasi causa, e la necessità di ospedalizzazione per problemi cardiaci. Lo studio include anche la valutazione della qualità della vita e degli effetti collaterali associati ai trattamenti.