Diagnosticare la sindrome SAPHO può sembrare come risolvere un puzzle complesso. Questa rara condizione, che colpisce ossa, articolazioni e pelle in varie combinazioni, richiede spesso una valutazione attenta utilizzando un mix di esami clinici, studi di imaging e talvolta campioni di tessuto per confermare la presenza di infiammazione ed escludere altre malattie simili.
Introduzione: Quando è Necessario Sottoporsi alla Diagnosi?
Chiunque sperimenti dolore persistente alle ossa o alle articolazioni accompagnato da insoliti cambiamenti cutanei dovrebbe considerare di sottoporsi a una valutazione medica. La sindrome SAPHO, acronimo che sta per sinovite (infiammazione articolare), acne, pustulosi (vesciche piene di pus), iperostosi (crescita eccessiva dell’osso) e osteite (infiammazione ossea), si manifesta tipicamente nelle persone tra l’adolescenza e l’età adulta avanzata, con la maggior parte dei casi diagnosticati quando i pazienti hanno tra i 30 e i 40 anni.[2]
La decisione di sottoporsi agli esami diagnostici arriva spesso dopo mesi di disagio inspiegabile. Poiché la sindrome SAPHO si sviluppa gradualmente nella maggior parte dei casi, molte persone inizialmente minimizzano i loro sintomi considerandoli comuni dolori muscolari. L’insorgenza del dolore osseo e articolare, della rigidità e del gonfiore è solitamente lenta e insidiosa piuttosto che improvvisa.[2] Quando questi sintomi persistono o peggiorano, particolarmente se combinati con acne grave, spesse vesciche gialle sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi, o altri cambiamenti cutanei, l’attenzione medica diventa essenziale.
Le persone che notano dolore e gonfiore nella zona della parete toracica, in particolare intorno allo sterno e alle clavicole, dovrebbero essere particolarmente attente. Negli adulti, l’infiammazione colpisce più comunemente la parete toracica anteriore, anche se può coinvolgere anche la colonna vertebrale, la mandibola e le ossa dell’anca. Nei pazienti più giovani, il quadro clinico assomiglia all’osteomielite cronica non batterica, interessando le ossa lunghe come quelle delle gambe, oltre alla clavicola e alla colonna vertebrale.[2]
Il dolore reumatico combinato con una malattia cutanea pustolosa dovrebbe spingere a rivolgersi a un professionista sanitario, in particolare a un reumatologo specializzato in condizioni infiammatorie articolari.[4] Le persone che sperimentano dolore grave che limita la mobilità, come difficoltà a stare seduti in posizione eretta o a sostenere il peso corporeo, richiedono una valutazione urgente, poiché questi sintomi possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita e sul funzionamento quotidiano.[5]
Metodi Diagnostici Classici
Diagnosticare la sindrome SAPHO richiede una combinazione ponderata di approcci perché non esiste un singolo test che possa confermare definitivamente la condizione. I medici iniziano tipicamente sospettando la sindrome sulla base dell’esame clinico, che significa rivedere attentamente i sintomi e condurre una valutazione fisica delle aree colpite.[2]
Esami di Imaging
Le procedure di imaging costituiscono la pietra angolare della diagnosi della sindrome SAPHO. Questi test devono confermare la diagnosi mostrando una combinazione di cambiamenti ossei caratteristici della condizione. Le radiografie, la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM) sono gli strumenti di imaging primari che i medici utilizzano per visualizzare cosa sta accadendo all’interno delle ossa e delle articolazioni.[2]
Le scansioni RM sono particolarmente preziose perché possono rivelare l’infiammazione del midollo osseo o delle articolazioni in siti caratteristici come la clavicola, lo sterno, il bacino, il tallone e la mandibola inferiore.[4] Queste scansioni mostrano un pattern specifico di cambiamenti inclusa l’osteolisi (distruzione del tessuto osseo) e l’osteosclerosi (indurimento anomalo dell’osso) con iperostosi secondaria. Inoltre, la RM può rilevare il gonfiore del midollo osseo, l’infiammazione delle superfici interne ed esterne dell’osso, l’infiammazione muscolare vicino all’osso colpito e l’artrite nelle articolazioni adiacenti.[2]
Diverse parti del corpo mostrano pattern distinti all’imaging. Nella parete toracica anteriore, che è colpita tra il 65 e il 90 percento dei pazienti, l’imaging rivela tipicamente iperostosi, indurimento del tessuto osseo e ingrossamento osseo, specialmente coinvolgendo l’articolazione dove la clavicola incontra lo sterno. Questi cambiamenti includono spesso una componente dei tessuti molli, il che significa che il gonfiore si estende oltre il solo osso.[3]
Quando è coinvolta la colonna vertebrale, cosa che si verifica in circa un terzo dei pazienti, l’imaging si concentra solitamente sulla colonna toracica (area della schiena centrale). Le quattro presentazioni principali che i medici cercano includono l’infiammazione che interessa lo spazio del disco tra le vertebre, aree di densità ossea anomala, formazione ossea lungo la colonna vertebrale e coinvolgimento delle articolazioni sacroiliache che collegano la colonna al bacino.[3]
Nelle ossa lunghe, che sono colpite in circa il 30 percento dei pazienti, i cambiamenti appaiono solitamente nell’area tra il corpo centrale e l’estremità dell’osso. Il femore distale (parte inferiore dell’osso della coscia) e la tibia prossimale (parte superiore dell’osso della gamba) sono i siti più comuni. L’aspetto all’imaging assomiglia a un’infezione ossea cronica, ma senza le caratteristiche specifiche dell’infezione batterica come un sequestro (frammento osseo morto) o un ascesso.[3]
Biopsia Ossea
In alcuni casi, i medici possono raccomandare una biopsia ossea, che comporta la rimozione di un piccolo campione di tessuto osseo per l’esame al microscopio. Questa procedura può fornire informazioni preziose sul tipo di infiammazione presente. Nelle fasi iniziali della sindrome SAPHO, la biopsia ossea rivela tipicamente un infiltrato di neutrofili, che sono globuli bianchi che combattono le infezioni. Man mano che la malattia progredisce, questi neutrofili vengono gradualmente sostituiti da altre cellule immunitarie chiamate cellule mononucleate, e l’indurimento del tessuto osseo diventa più evidente.[2]
La biopsia ossea aiuta anche i medici a cercare segni di quella che chiamano osteomielite sterile, che significa un’infiammazione che assomiglia a un’infezione ossea ma senza batteri che effettivamente la causino.[4] A volte, batteri a crescita lenta come il Propionibacterium acnes (ora chiamato Cutibacterium acnes) possono essere trovati nei campioni ossei. Questo batterio, noto per il suo ruolo nell’acne, potrebbe agire come fattore scatenante per la sindrome SAPHO, sebbene il suo ruolo esatto rimanga incerto.[2]
Esame della Pelle e Biopsia
Un esame approfondito della pelle è essenziale perché il coinvolgimento dermatologico è una caratteristica chiave della sindrome SAPHO. Le manifestazioni cutanee possono includere acne grave, vesciche pustolose sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi (pustulosi palmo-plantare) e psoriasi pustolosa. È interessante notare che i cambiamenti cutanei iniziano spesso da uno a due anni prima che i problemi ossei diventino evidenti, anche se possono apparire contemporaneamente o addirittura più di 20 anni dopo.[2]
Quando esaminate al microscopio dopo una biopsia cutanea, le lesioni della pelle nella sindrome SAPHO mostrano raccolte di cellule infiammatorie note come pseudoascessi neutrofili. Si tratta di concentrazioni di neutrofili che sembrano piccoli ascessi ma non sono causati da infezione.[4]
Analisi del Liquido Articolare
Se c’è gonfiore in un’articolazione, i medici potrebbero eseguire un’artrocentesi, che significa inserire un ago nell’articolazione per prelevare liquido da testare. Nella sindrome SAPHO, l’analisi del liquido sinoviale (il liquido all’interno delle articolazioni) mostra tipicamente segni di infiammazione, ma le colture per testare i batteri sono solitamente negative. Questo risultato aiuta a distinguere la sindrome SAPHO dall’artrite infettiva, dove i batteri sarebbero presenti nel liquido articolare.[2]
Esclusione di Altre Condizioni
Una parte critica della diagnosi della sindrome SAPHO comporta la distinzione da altre condizioni che possono apparire simili. Questo processo è chiamato diagnosi differenziale. La sindrome SAPHO è spesso confusa con l’osteomielite suppurativa, che è un’infezione batterica ossea che condivide risultati clinici e microscopici simili.[5] La diagnosi diventa ancora più impegnativa quando sono coinvolti siti corporei insoliti o quando non ci sono cambiamenti cutanei che forniscano indizi.[7]
I medici devono anche considerare ed escludere l’osteomielite infettiva o l’artrite causata da batteri, l’istiocitosi a cellule di Langerhans (un raro disturbo che coinvolge la sovrapproduzione di alcune cellule immunitarie) e tumori ossei come il sarcoma di Ewing e l’osteoblastoma.[2] Ognuna di queste condizioni richiede approcci terapeutici diversi, rendendo la diagnosi accurata essenziale per una cura appropriata.
Diagnostica per la Qualificazione agli Studi Clinici
Quando i pazienti con sindrome SAPHO sono considerati per la partecipazione a studi clinici, si sottopongono tipicamente a valutazioni diagnostiche più standardizzate e dettagliate. Lo scopo è garantire che i partecipanti abbiano veramente la condizione studiata e stabilire misurazioni di base che possano essere confrontate durante tutto lo studio.
Sebbene i criteri specifici degli studi clinici per la sindrome SAPHO non siano ampiamente dettagliati nella letteratura di ricerca disponibile, i criteri diagnostici generali utilizzati per definire la condizione servono come base per l’arruolamento nello studio. I criteri originali proposti nel 1987 includevano artrite o infiammazione ossea collegata ad acne, psoriasi pustolosa o pustulosi palmo-plantare, o la presenza di infiammazione ossea sterile che colpisce la colonna vertebrale o la parete toracica.[16]
Gli studi clinici che testano trattamenti per la sindrome SAPHO richiederebbero probabilmente ai partecipanti di sottoporsi a studi di imaging completi per documentare l’estensione e la localizzazione del coinvolgimento osseo e articolare. Le scansioni RM sarebbero particolarmente importanti per stabilire misurazioni di base dell’infiammazione che potrebbero essere rivalutate dopo il trattamento per determinare se l’intervento è efficace.
Anche gli esami del sangue per misurare i marcatori generali dell’infiammazione potrebbero far parte dei criteri di arruolamento nello studio, sebbene la sindrome SAPHO non abbia un esame del sangue specifico che possa diagnosticarla. Documentare le manifestazioni cutanee attraverso l’esame fisico e potenzialmente la fotografia aiuterebbe a tracciare i cambiamenti nei sintomi dermatologici nel corso di uno studio.
Poiché la sindrome SAPHO può essere confusa con altre condizioni infiammatorie, i protocolli degli studi dovrebbero specificare chiaramente come vengono escluse altre condizioni. Questo potrebbe comportare la richiesta di colture negative per batteri in campioni di liquido osseo o articolare, risultati di imaging specifici che corrispondono ai pattern della sindrome SAPHO e documentazione della caratteristica combinazione di sintomi cutanei e muscoloscheletrici.
Le misure dei risultati riportati dai pazienti sarebbero anche importanti negli studi, con i partecipanti che tracciano i livelli di dolore, la rigidità, le limitazioni di mobilità e l’impatto della condizione sulle attività quotidiane. Queste misure soggettive completano i risultati oggettivi dall’imaging e dall’esame fisico per fornire un quadro completo della gravità della malattia e della risposta al trattamento.











