Terapia Chelante del Rame
La malattia di Wilson viene gestita principalmente attraverso la terapia chelante del rame, che prevede l’uso di farmaci per rimuovere il rame in eccesso dal corpo. I principali agenti chelanti utilizzati sono la D-penicillamina e la trientina. Questi farmaci agiscono legandosi al rame, facilitandone l’escrezione attraverso l’urina[1][2]. La trientina è spesso preferita per i suoi minori effetti collaterali rispetto alla D-penicillamina[5]. Tuttavia, i pazienti devono essere consapevoli dei potenziali effetti avversi, come il peggioramento dei sintomi neurologici, che potrebbero richiedere modifiche della terapia[3].
Terapia con Zinco
La terapia con zinco è un altro pilastro del trattamento della malattia di Wilson. Lo zinco agisce inducendo la metallotioneina, una proteina che lega il rame nel tratto intestinale, prevenendone l’assorbimento e promuovendone l’escrezione[2][4]. Questa terapia è particolarmente utile per il trattamento di mantenimento e per i pazienti asintomatici[2]. Lo zinco è preferito per la sua mancanza di effetti collaterali ed è stato utilizzato efficacemente per oltre 40 anni[2].
Modifiche Dietetiche
Le modifiche dietetiche sono cruciali nella gestione della malattia di Wilson. Ai pazienti viene consigliato di seguire una dieta a basso contenuto di rame, che prevede di evitare alimenti ricchi di rame come frutti di mare, fegato, funghi, frutta secca, cioccolato e frutta disidratata[1][5]. Inoltre, i pazienti dovrebbero evitare multivitaminici contenenti rame e testare l’acqua potabile per il contenuto di rame[1].
Trapianto di Fegato
In casi di grave danno epatico o insufficienza epatica acuta, il trapianto di fegato è considerato un trattamento curativo per la malattia di Wilson[3][4]. Questa procedura ha un alto tasso di sopravvivenza, con tassi riportati fino al 100% a 33 mesi dal trapianto[4]. Tuttavia, è associata a complicazioni sia a breve che a lungo termine, e i pazienti richiedono un monitoraggio continuo per gli effetti avversi dei farmaci immunosoppressori[5].
Gestione dei Sintomi
La gestione dei sintomi è parte integrante del trattamento della malattia di Wilson. Per i sintomi neurologici come rigidità muscolare e tremori, possono essere utilizzati farmaci come baclofen, anticolinergici e levodopa[5]. La fisioterapia e la terapia occupazionale possono anche aiutare i pazienti a far fronte all’atassia e alla distonia[5]. Inoltre, i pazienti potrebbero richiedere trattamenti per i sintomi epatici e dovrebbero evitare alcol e farmaci epatotossici[3].
Importanza dell’Aderenza
L’aderenza ai trattamenti prescritti è fondamentale per la gestione efficace della malattia di Wilson. La non conformità può portare a gravi complicazioni, inclusa l’insufficienza epatica fulminante[3]. I pazienti devono essere educati sull’importanza del trattamento a vita e delle visite di follow-up regolari per monitorare i livelli di rame e aggiustare la terapia secondo necessità[1][2].
Approccio Interdisciplinare
La gestione efficace della malattia di Wilson spesso richiede un approccio di team interdisciplinare. Questo team può includere un gastroenterologo, neurologo, dietista e professionisti della salute mentale, tra gli altri[5]. È anche raccomandata la consulenza genetica per prevenire la trasmissione del gene difettoso[5]. Un approccio così completo può migliorare significativamente i risultati del paziente e la qualità della vita.