La mielofibrosi primaria è una rara malattia del midollo osseo che compromette la produzione di cellule del sangue. Attualmente sono in corso 8 studi clinici in Europa che valutano nuove opzioni terapeutiche per i pazienti con questa patologia, con particolare attenzione a coloro che non hanno risposto adeguatamente ai trattamenti standard o che presentano dipendenza da trasfusioni.
Studi clinici in corso sulla mielofibrosi primaria: nuove opzioni terapeutiche in Europa
La mielofibrosi primaria è una malattia cronica del midollo osseo caratterizzata dalla formazione di tessuto fibroso che sostituisce il normale tessuto emopoietico. Questa condizione compromette la capacità dell’organismo di produrre cellule del sangue, causando anemia, debolezza, affaticamento e spesso un ingrossamento della milza. Attualmente sono disponibili 8 studi clinici in Europa che offrono ai pazienti l’opportunità di accedere a trattamenti innovativi.
Studi clinici disponibili per la mielofibrosi primaria
Studio su momelotinib e luspatercept per pazienti con mielofibrosi dipendenti da trasfusioni
Localizzazione: Francia, Germania, Italia, Spagna
Questo studio clinico valuta l’efficacia di una terapia combinata con momelotinib (assunto per via orale in compresse) e luspatercept (somministrato tramite iniezione sottocutanea) in pazienti con mielofibrosi che necessitano di trasfusioni di sangue regolari. L’obiettivo principale è determinare se i pazienti possono raggiungere l’indipendenza trasfusionale, ovvero non necessitare di trasfusioni di globuli rossi per un periodo continuativo di 12 settimane. Il trattamento viene somministrato per un massimo di 24 settimane, durante le quali i partecipanti vengono monitorati per valutare la risposta al trattamento e gli eventuali effetti collaterali.
Possono partecipare pazienti di età pari o superiore a 18 anni con diagnosi confermata di mielofibrosi primaria o post-policitemia vera/trombocitemia essenziale, che siano già stati trattati con inibitori JAK o siano nuovi a questo tipo di terapia. È richiesto che i pazienti abbiano bisogno di trasfusioni regolari di globuli rossi o presentino bassi livelli di emoglobina. Le donne in età fertile devono utilizzare metodi contraccettivi altamente efficaci durante lo studio.
Studio su luspatercept per il trattamento dell’anemia in adulti con mielofibrosi in terapia con inibitori JAK2 che necessitano di trasfusioni di globuli rossi
Localizzazione: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Polonia, Romania, Spagna
Questo trial clinico valuta l’efficacia di luspatercept (noto anche con il nome in codice ACE-536 o BMS-986346) nel ridurre la necessità di trasfusioni di globuli rossi in pazienti con mielofibrosi già in trattamento con inibitori JAK2. Il farmaco viene somministrato tramite iniezione sottocutanea e confrontato con un placebo per determinarne l’efficacia e la sicurezza. L’obiettivo è verificare se i pazienti possano diventare liberi dalla necessità di trasfusioni per almeno 12 settimane consecutive.
I criteri di inclusione prevedono che i partecipanti abbiano almeno 18 anni, una diagnosi confermata di mielofibrosi primaria o secondaria, e necessitino di trasfusioni regolari (4-12 unità di globuli rossi nell’arco di 12 settimane). I pazienti devono essere in terapia continua con inibitori JAK2 da almeno 32 settimane, con dosaggio stabile da almeno 16 settimane. È richiesto un punteggio ECOG di 2 o inferiore e le donne in età fertile devono sottoporsi a test di gravidanza negativi e utilizzare contraccettivi efficaci.
Studio sulla sicurezza a lungo termine di luspatercept per pazienti con sindrome mielodisplastica, beta-talassemia o mielofibrosi che hanno precedentemente partecipato a studi con luspatercept
Localizzazione: Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia
Questo studio di follow-up a lungo termine valuta la sicurezza di luspatercept in pazienti che hanno già partecipato ad altri trial clinici con questo farmaco. Lo studio include pazienti con mielofibrosi, sindrome mielodisplastica o beta-talassemia e monitora eventuali progressioni verso condizioni più gravi come la leucemia mieloide acuta o lo sviluppo di altri tumori. Il trattamento viene somministrato tramite iniezione sottocutanea per un periodo massimo di 360 giorni.
Possono partecipare individui di almeno 18 anni che abbiano già preso parte a studi precedenti con luspatercept e continuino a beneficiarne secondo il giudizio del medico ricercatore. È necessario firmare un consenso informato e, per le donne in età fertile, sottoporsi a due test di gravidanza negativi prima di iniziare il trattamento. I partecipanti devono essere disposti a seguire il calendario delle visite dello studio e ad aderire ai requisiti previsti.
Studio su navtemadlin per pazienti con mielofibrosi resistente agli inibitori JAK
Localizzazione: Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna
Questo trial clinico esamina l’efficacia di navtemadlin (noto anche come KRT-232) in pazienti con mielofibrosi primaria o secondaria che non hanno risposto adeguatamente agli inibitori della Janus Kinase (JAK). L’obiettivo principale è valutare la riduzione delle dimensioni della milza dopo 24 settimane di trattamento, utilizzando tecniche di imaging come risonanza magnetica o tomografia computerizzata. I partecipanti vengono assegnati casualmente a ricevere navtemadlin o la migliore terapia disponibile.
I criteri di inclusione richiedono che i pazienti siano adulti di almeno 18 anni con diagnosi confermata di mielofibrosi primaria, post-policitemia vera o post-trombocitemia essenziale. I pazienti devono essere classificati come ad alto rischio, rischio intermedio-2 o intermedio-1 secondo il sistema DIPSS e aver precedentemente tentato il trattamento con inibitori JAK senza successo. È inoltre richiesto un punteggio ECOG di 2 o inferiore e la presenza di mielofibrosi TP53 wild-type confermata da test di laboratorio.
Studio sulla sicurezza ed efficacia di navtemadlin e ruxolitinib per pazienti con mielofibrosi che hanno una risposta subottimale a ruxolitinib
Localizzazione: Francia, Italia
Questo studio valuta la combinazione di navtemadlin (KRT-232 o AMG 232) e ruxolitinib in pazienti con mielofibrosi che non hanno risposto in modo ottimale al solo ruxolitinib. Entrambi i farmaci vengono assunti per via orale in forma di compresse. Lo studio si propone di determinare il dosaggio ottimale di KRT-232 quando utilizzato in combinazione con ruxolitinib e di valutare se questa combinazione possa ridurre le dimensioni della milza. Gli obiettivi includono una riduzione di almeno il 35% del volume splenico dalla baseline, valutata mediante risonanza magnetica o tomografia computerizzata alla settimana 24.
Possono partecipare adulti di età superiore ai 18 anni con diagnosi confermata di mielofibrosi primaria, post-policitemia vera o post-trombocitemia essenziale. I pazienti devono essere stati trattati con ruxolitinib per almeno 18 settimane e mantenere un dosaggio stabile per 8 settimane prima dell’approvazione allo studio. La milza deve essere ingrossata ad almeno 5 cm sotto l’arco costale o avere un volume di almeno 450 cm³. I partecipanti devono presentare almeno 2 sintomi correlati alla patologia e avere un punteggio ECOG compreso tra 0 e 2.
Studio su selinexor per pazienti con mielofibrosi precedentemente trattata
Localizzazione: Italia, Spagna
Questo trial clinico valuta l’efficacia e la sicurezza di selinexor, assunto in forma di compresse rivestite con film, confrontandolo con un trattamento scelto dal medico curante per pazienti con mielofibrosi già sottoposti ad altre terapie. L’obiettivo è determinare quanto selinexor sia efficace nel ridurre le dimensioni della milza e nel migliorare i sintomi. I partecipanti vengono assegnati casualmente a uno dei due gruppi di trattamento e monitorati regolarmente per valutare gli effetti del trattamento sulla salute generale e sulle dimensioni della milza.
I criteri di inclusione prevedono una diagnosi confermata di mielofibrosi con un recente referto patologico, clearance della creatinina superiore a 15 mL/min, e precedente trattamento con inibitori JAK per almeno 6 mesi. I pazienti devono presentare un ingrossamento misurabile della milza (volume ≥450 cm³ alla risonanza magnetica o tomografia computerizzata) e una mielofibrosi recidivante, non responsiva o intollerante agli inibitori JAK. È richiesta un’età minima di 18 anni, un punteggio ECOG di 2 o inferiore, e una conta piastrinica di almeno 75 x 10⁹/L. Le donne in età fertile devono avere un test di gravidanza negativo e concordare l’uso di contraccettivi efficaci.
Studio su tasquinimod per pazienti con mielofibrosi refrattaria o intollerante agli inibitori JAK2
Localizzazione: Germania, Paesi Bassi
Questo studio in due fasi valuta tasquinimod, assunto in capsule a dosaggi di 0,25 mg, 0,5 mg e 1 mg, in pazienti con mielofibrosi che non hanno risposto o non tollerano gli inibitori JAK. La prima fase si concentra sulla determinazione della sicurezza e del dosaggio appropriato, mentre la seconda fase valuta l’efficacia nella riduzione delle dimensioni della milza dopo 24 settimane di trattamento. I partecipanti assumono tasquinimod una volta al giorno e vengono monitorati per eventuali effetti collaterali e cambiamenti nelle loro condizioni.
Possono partecipare individui con diagnosi di mielofibrosi primaria, post-policitemia vera o post-trombocitemia essenziale, confermata da una biopsia del midollo osseo non più vecchia di 6 mesi. I pazienti devono aver tentato il trattamento con inibitori JAK trovandolo inefficace o intollerabile, oppure essere non idonei a tale trattamento. La mielofibrosi deve essere classificata come intermedia-1 con sintomi correlati alla malattia, intermedia-2 o ad alto rischio. È richiesta una milza palpabile di almeno 5 cm sotto l’arco costale, età minima di 18 anni, e un punteggio di performance WHO/ECOG di 0, 1 o 2.
Studio su pacritinib per pazienti con grave trombocitopenia in condizioni di mielofibrosi
Localizzazione: Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Italia, Polonia, Romania, Spagna
Questo trial clinico valuta pacritinib, un inibitore selettivo e potente di specifici enzimi coinvolti nel processo patologico, in pazienti con mielofibrosi e grave trombocitopenia (bassa conta piastrinica). Lo studio confronta l’efficacia di pacritinib con altre terapie scelte dal medico, che possono includere idrossicarbamide, ruxolitinib, metilprednisolone, danazolo, prednisolone e desametasone. L’obiettivo è valutare la riduzione delle dimensioni della milza e il miglioramento dei sintomi dopo 24 settimane di trattamento.
I criteri di inclusione richiedono una diagnosi di mielofibrosi primaria, post-trombocitemia essenziale o post-policitemia vera, con una conta piastrinica inferiore a 50.000 per microlitro al momento dello screening. I pazienti devono essere classificati come intermedio-1, intermedio-2 o ad alto rischio secondo il sistema DIPSS e presentare un ingrossamento palpabile della milza di almeno 5 cm sotto l’arco costale. È richiesto un punteggio totale dei sintomi di almeno 10 o sintomi specifici di gravità definita. I partecipanti devono avere almeno 18 anni, un punteggio ECOG di 0-2, e adeguata funzionalità epatica, renale e cardiaca.
Sintesi degli studi clinici disponibili
Gli studi clinici attualmente disponibili per la mielofibrosi primaria in Europa offrono diverse opzioni terapeutiche innovative, con particolare attenzione a popolazioni di pazienti specifiche. Un tema ricorrente è la ricerca di soluzioni per i pazienti che non hanno risposto adeguatamente agli inibitori JAK, che rappresentano il trattamento standard. Diversi studi valutano nuovi farmaci come monoterapia (navtemadlin, selinexor, tasquinimod, pacritinib) o in combinazione con terapie esistenti.
Un focus importante è rappresentato dalla dipendenza trasfusionale, con studi specifici su luspatercept e momelotinib che mirano a ridurre o eliminare la necessità di trasfusioni di sangue. La trombocitopenia grave, una complicanza che limita le opzioni terapeutiche, è specificamente affrontata nello studio su pacritinib. La maggior parte degli studi utilizza la riduzione del volume splenico come endpoint primario, misurata mediante tecniche di imaging avanzate.
La distribuzione geografica degli studi è ampia, con trial disponibili in numerosi paesi europei, offrendo ai pazienti diverse opportunità di accesso a trattamenti sperimentali. Gli studi includono generalmente pazienti adulti di età pari o superiore a 18 anni con diagnosi confermata di mielofibrosi primaria o secondaria (post-policitemia vera o post-trombocitemia essenziale), con vari livelli di rischio secondo i sistemi di classificazione internazionali.











