Idea suicida

Ideazione Suicidaria

L’ideazione suicidaria si riferisce a pensieri, idee o riflessioni sul porre fine alla propria vita. Questi pensieri possono variare da desideri fugaci di essere morti fino alla pianificazione dettagliata di un metodo di suicidio. Anche se provare pensieri suicidari non significa necessariamente che qualcuno agirà in base ad essi, è un importante segnale di allarme che richiede attenzione e sostegno.

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Comprendere l’ideazione suicidaria

L’ideazione suicidaria, chiamata anche pensieri suicidari, si verifica quando una persona pensa, considera o diventa preoccupata dall’idea della morte e del suicidio. Questi pensieri possono andare e venire, oppure possono essere estremamente distraenti e persistenti. Per alcune persone, i pensieri potrebbero essere semplici come addormentarsi desiderando di non svegliarsi al mattino. Per altri, potrebbero comportare la visione di un veicolo in movimento veloce e il pensiero di saltarvi davanti. L’esperienza è diversa per ogni persona, e questi pensieri possono variare notevolmente nella loro gravità e intensità.[2]

È importante comprendere che avere un pensiero sul suicidio non è la stessa cosa che tentare fisicamente il suicidio. Tuttavia, questi pensieri possono comunque avere un impatto significativo sulla salute mentale e potrebbero portare a comportamenti suicidari o autolesionismo nel tempo. Ecco perché è fondamentale parlare con qualcuno di questi pensieri piuttosto che tenerli nascosti. Parlare con qualcuno può aiutare a prevenire il peggioramento della situazione, e il supporto è disponibile 24 ore su 24 attraverso servizi di crisi.[2]

Esistono due forme principali di ideazione suicidaria. L’ideazione suicidaria passiva comporta pensieri suicidari senza alcun desiderio di creare un piano d’azione per farsi del male. Una persona potrebbe desiderare di essere morta o immaginare di essere morta, ma non pianifica attivamente come morire. L’ideazione suicidaria attiva, d’altra parte, comporta pensieri suicidari che motivano qualcuno a creare un piano d’azione di autolesionismo. Quando esiste un tale piano, la persona può sentirsi a proprio agio o diventare ritirata. Possono apparire segnali di allarme come regalare oggetti di valore, scrivere un biglietto o acquistare mezzi per farsi del male. L’ideazione suicidaria attiva richiede solitamente un trattamento di emergenza.[2]

⚠️ Importante
Se tu o qualcuno che conosci state pensando al suicidio, è vitale chiedere aiuto immediatamente. Non è necessario essere in una crisi per chiamare per ottenere supporto. I servizi di ascolto sono disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7. In Italia puoi contattare il Telefono Amico Italia al 02 2327 2327 o Samaritans Onlus al numero verde 800 86 00 22. C’è sempre qualcuno disponibile ad ascoltare e fornire supporto. Se qualcuno è in pericolo immediato, chiama i servizi di emergenza al 112 o recati al pronto soccorso più vicino.

Quanto sono comuni i pensieri suicidari

L’ideazione suicidaria è più comune di quanto molte persone credano. La ricerca ha dimostrato che circa 10,6 milioni di adulti (persone oltre i 18 anni) negli Stati Uniti, che rappresentano circa il 4,3% della popolazione adulta statunitense, hanno sperimentato pensieri suicidari. I numeri sono ancora più alti tra bambini e adolescenti, con il 18% dei giovani negli Stati Uniti che riferiscono di aver pensato di tentare il suicidio.[2]

Dati aggiuntivi rivelano che durante il 2008-09, circa 8,3 milioni di adulti di età pari o superiore a 18 anni negli Stati Uniti, ovvero il 3,7% della popolazione adulta, hanno riferito di aver avuto pensieri suicidari nell’anno precedente. Circa 2,2 milioni hanno riferito di aver fatto piani di suicidio nello stesso periodo. Informazioni più recenti del 2019 indicano che 12 milioni di adulti statunitensi hanno seriamente pensato al suicidio, 3,5 milioni hanno pianificato un tentativo di suicidio e 1,4 milioni hanno tentato il suicidio.[6]

Sebbene questi numeri riflettano il peso significativo dell’ideazione suicidaria negli Stati Uniti, è fondamentale comprendere che la maggior parte delle persone che sperimentano pensieri suicidari non arriva a fare tentativi di suicidio. Tuttavia, i pensieri suicidari sono considerati un importante fattore di rischio e dovrebbero sempre essere presi sul serio. La buona notizia è che il suicidio è spesso prevenibile, e ci sono numerose opzioni di trattamento e sistemi di supporto disponibili per le persone che sperimentano questi pensieri.[6]

Cause dell’ideazione suicidaria

Esistono molte possibili cause dell’ideazione suicidaria, e comprenderle è complesso. A volte, non c’è una singola causa identificabile. Più spesso, ci sono diverse cose che si combinano e contribuiscono ai pensieri suicidari. Ciò che è importante riconoscere è che mentre l’ideazione suicidaria è frequentemente legata ai disturbi di salute mentale, può anche emergere a causa di fattori di stress situazionali anche senza la presenza di una condizione mentale diagnosticata.[4]

La ricerca che utilizza studi di autopsia psicologica ha costantemente rilevato che oltre il 90% dei suicidi completati in tutti i gruppi di età sono associati a disturbi psichiatrici, incluso l’abuso di sostanze. I disturbi psichiatrici più comuni legati all’ideazione suicidaria e al suicidio completato sono la depressione maggiore e l’abuso di alcol. Tuttavia, non è il disturbo psichiatrico in sé ad aumentare il rischio. Piuttosto, è la combinazione del disturbo psichiatrico con un fattore di stress, come la morte di una persona cara, la separazione, il divorzio o una recente disoccupazione.[14]

Le persone con disturbi dell’umore, che includono i disturbi depressivi maggiori e i disturbi bipolari, affrontano un rischio significativo di suicidio, e questo rischio è più alto nelle prime fasi della loro malattia. Tuttavia, coloro che sviluppano ideazione suicidaria o tentano il suicidio raramente hanno solo depressione. Più comunemente, sperimentano depressione che esiste insieme all’abuso di alcol. Il rischio tra le persone con alcolismo è simile a quello nei pazienti con disturbi dell’umore, ma gli individui con alcolismo tendono a sviluppare pensieri suicidari tardi nel corso della loro malattia e sono spesso depressi in quel momento.[14]

Gli individui con schizofrenia sono più propensi a sperimentare ideazione suicidaria durante i periodi di remissione, quando tendono a sentirsi depressi e senza speranza, piuttosto che quando stanno vivendo attivamente sintomi psicotici. Allo stesso modo, i pazienti con disturbo di panico e disturbo borderline di personalità che sperimentano pensieri suicidari hanno tipicamente anche depressione maggiore o abuso di sostanze associati.[14]

Oltre alle condizioni di salute mentale, alcune evidenze suggeriscono che certi disturbi medici possano aumentare il rischio di ideazione suicidaria. Gli studi hanno riscontrato un aumento del rischio tra i pazienti con cancro, trauma cranico e ulcera peptica. Gli eventi della vita e le circostanze giocano anche un ruolo significativo. Eventi di vita stressanti, esperienza di violenza incluso l’abuso infantile, il bullismo o la violenza sessuale, e fattori sociali contribuiscono tutti allo sviluppo di pensieri suicidari.[5]

Fattori di rischio

I fattori di rischio sono caratteristiche o condizioni che aumentano la possibilità che una persona possa sviluppare ideazione suicidaria o tentare il suicidio. Comprendere questi fattori di rischio aiuta gli operatori sanitari, i familiari e le comunità a identificare gli individui che potrebbero aver bisogno di supporto e intervento extra.[5]

Da una prospettiva demografica, certi gruppi affrontano tassi più elevati di ideazione suicidaria e suicidio. Gli uomini hanno quattro volte più probabilità di morire per suicidio rispetto alle donne, anche se le donne hanno più probabilità di fare tentativi di suicidio non fatali. Anche l’età conta: gli individui di età superiore agli 85 anni sperimentano i tassi più alti di suicidio in generale. Nella popolazione di età pari o superiore a 55 anni, il tasso di suicidio aumenta con l’età tra gli uomini, mentre diminuisce con l’età tra le donne. Tra i giovani, il suicidio è la seconda causa di morte per le persone di età compresa tra 10 e 34 anni.[3][4]

Le disparità razziali ed etniche sono evidenti nei tassi di suicidio. I tassi più alti si osservano tra le popolazioni native americane e dell’Alaska, seguite dalle persone bianche non ispaniche. Altri gruppi con tassi superiori alla media includono veterani, persone che vivono in aree rurali e lavoratori in determinate industrie e occupazioni come l’estrazione mineraria e l’edilizia. I giovani che si identificano come lesbiche, gay o bisessuali hanno una prevalenza più alta di pensieri e comportamenti suicidari rispetto ai loro coetanei che si identificano come eterosessuali.[3]

La storia personale e familiare influenza significativamente il rischio. Un precedente tentativo di suicidio è considerato uno dei migliori predittori di un futuro suicidio completato, anche se questa storia da sola non può determinare quale persona tenterà di nuovo il suicidio. Avere una storia familiare di tentativi di suicidio aumenta anche il rischio di un individuo. Questi modelli suggeriscono sia un comportamento appreso che possibilmente fattori genetici o ambientali che ricorrono nelle famiglie.[5]

I fattori ambientali creano rischi aggiuntivi. L’accesso a mezzi letali, incluse armi da fuoco e farmaci, aumenta la probabilità che i pensieri suicidari si traducano in tentativi. Lo stress prolungato da fonti come molestie, bullismo, problemi di relazione o disoccupazione può logorare la resilienza di una persona. Eventi di vita stressanti come rifiuto, divorzio, crisi finanziaria, altre transizioni di vita o perdita possono scatenare l’ideazione suicidaria. L’esposizione al suicidio di un’altra persona, o a resoconti grafici o sensazionalistici del suicidio, può anche aumentare il rischio, in particolare tra gli individui vulnerabili.[5]

Certi tratti della personalità e sintomi sono associati a un rischio più elevato di ideazione suicidaria. Questi includono tratti di aggressività, cambiamenti d’umore, relazioni difficili, disturbo della condotta, ansia grave, concentrazione compromessa e agitazione psicomotoria. Sintomi specifici che correlano con i pensieri suicidari includono disperazione, anedonia (incapacità di provare piacere), insonnia e attacchi di panico. Tra gli adolescenti, il comportamento impulsivo, aggressivo e antisociale, insieme alla presenza di violenza familiare e disgregazione, sono fattori di rischio aggiuntivi.[5]

Sintomi e segnali di allarme

Riconoscere i sintomi e i segnali di allarme dell’ideazione suicidaria è fondamentale per l’intervento precoce e la prevenzione. Sebbene i pensieri suicidari stessi siano il sintomo principale, ci sono spesso segnali di accompagnamento che indicano che qualcuno potrebbe essere alle prese con pensieri di suicidio o potrebbe essere a rischio di agire su quei pensieri.

I pensieri stessi possono variare significativamente nella loro natura. Alcune persone sperimentano pensieri passivi, come desiderare di essere morte o voler andare a dormire e non svegliarsi. Questi pensieri non implicano piani o metodi specifici ma rappresentano comunque uno stato mentale preoccupante. Altri sperimentano pensieri attivi che implicano la considerazione di metodi specifici, la creazione di piani o l’intenzione di morire per suicidio. Questi pensieri attivi rappresentano un rischio più immediato e tipicamente richiedono un intervento urgente.[2]

Certi sintomi psicologici accompagnano frequentemente l’ideazione suicidaria. I sentimenti di disperazione sono tra i segnali di allarme più significativi. Quando una persona non può immaginare un futuro positivo o credere che la sua situazione migliorerà, può diventare più vulnerabile ai pensieri suicidari. L’anedonia, che è l’incapacità di provare piacere dalle attività che una volta erano piacevoli, spesso segnala una depressione profonda e può accompagnare il pensiero suicida. Ansia grave, concentrazione compromessa e agitazione psicomotoria (movimento fisico eccessivo o irrequietezza dovuta a tensione mentale) sono anche sintomi associati.[5]

I cambiamenti comportamentali possono servire come importanti segnali di allarme che qualcuno sta sperimentando ideazione suicidaria e potrebbe essere a rischio di agire su questi pensieri. Quando qualcuno sviluppa un piano per il suicidio, può mostrare certi comportamenti. Questi possono includere regalare oggetti di valore, poiché la persona può sentire di non aver più bisogno di questi oggetti. Potrebbe verificarsi la scrittura di un biglietto o la preparazione di disposizioni finali. Alcune persone possono improvvisamente apparire a proprio agio o ritirate dopo un periodo di angoscia, il che può paradossalmente indicare che hanno preso una decisione di porre fine alla loro vita e provano sollievo nell’avere un piano.[2]

I disturbi del sonno, in particolare l’insonnia, accompagnano comunemente l’ideazione suicidaria. Quando qualcuno sta sperimentando ansia o depressione grave insieme ai pensieri suicidari, i suoi modelli di sonno sono spesso disturbati. Questa mancanza di riposo può peggiorare i sintomi di salute mentale e aumentare la vulnerabilità ad agire sui pensieri suicidi.[5]

Prevenzione

Prevenire l’ideazione suicidaria richiede un approccio multisfaccettato che affronta fattori individuali, relazionali, comunitari e sociali. Sebbene il suicidio sia un grave problema di salute pubblica, molti suicidi possono essere prevenuti attraverso l’intervento precoce, l’accesso alle cure appropriate e ambienti di supporto.[3]

I fattori protettivi sono caratteristiche o condizioni che diminuiscono la possibilità che una persona possa tentare di togliersi la vita. Uno dei fattori protettivi più importanti è l’accesso alle cure per la salute mentale ed essere proattivi riguardo alla salute mentale. Quando gli individui possono accedere al trattamento per condizioni di salute mentale come depressione, ansia e problemi di abuso di sostanze, il loro rischio di sviluppare ideazione suicidaria diminuisce. Essere attivamente impegnati nella gestione della salute mentale attraverso la terapia, i farmaci quando appropriato e le pratiche di auto-cura fornisce protezione continua.[5]

Sentirsi connessi alla famiglia e al supporto della comunità è un altro potente fattore protettivo. Relazioni forti costruite sulla fiducia e sulla compagnia proteggono contro i pensieri e i comportamenti suicidi. Avere persone nella tua vita a cui puoi confidarti, con cui ti senti a tuo agio e che puoi contattare in qualsiasi momento crea una rete di sicurezza durante i periodi difficili. Queste connessioni forniscono supporto emotivo, assistenza pratica e ragioni per vivere. Le connessioni comunitarie attraverso il lavoro, la scuola, le istituzioni religiose, i club o le squadre offrono ulteriori livelli di supporto e appartenenza.[5]

Sviluppare capacità di risoluzione dei problemi e di coping aiuta le persone a navigare le sfide senza essere sopraffatte dalla disperazione. Imparare modi sani per gestire lo stress, regolare le emozioni e affrontare i problemi man mano che si presentano costruisce resilienza. Creare una rete di supporto prima che si verifichi una crisi significa avere persone a cui rivolgersi quando emergono difficoltà. Questa rete può includere amici, familiari, professionisti della salute mentale e gruppi di supporto. Connettersi con altri che hanno esperienze o interessi simili aiuta a ridurre i sentimenti di isolamento.[8]

Limitare l’accesso ai mezzi letali è una strategia di prevenzione critica. Questo include conservare in modo sicuro o rimuovere armi da fuoco, farmaci e altri potenziali mezzi di autolesionismo dall’ambiente di qualcuno che sta sperimentando pensieri suicidi. La ricerca ha dimostrato che ridurre l’accesso ai mezzi letali può prevenire i tentativi di suicidio e salvare vite. Questo passo è particolarmente importante perché le crisi suicide sono spesso brevi, e se qualcuno non può accedere facilmente ai mezzi durante una crisi, è più probabile che sopravviva fino a quando la crisi non passa.[5]

Le credenze culturali e religiose che incoraggiano la connessione con gli altri, promuovono comportamenti di ricerca di aiuto, scoraggiano il comportamento suicida o creano un forte senso di scopo possono servire come fattori protettivi. Queste credenze forniscono significato, speranza e ragioni per continuare a vivere anche durante i momenti difficili. Possono anche collegare gli individui a comunità che offrono supporto e riducono l’isolamento.[5]

Creare un piano di sicurezza è uno strumento pratico di prevenzione. Un piano di sicurezza è un documento scritto progettato per guidare qualcuno attraverso una crisi. Include il riconoscimento dei segnali di allarme personali, l’elenco di strategie di coping interne che possono essere utilizzate senza contattare altri, l’identificazione di persone e contesti sociali che forniscono distrazione, l’elenco di persone a cui si può chiedere aiuto, l’identificazione di professionisti o agenzie da contattare durante una crisi e la rimozione o la restrizione dell’accesso ai mezzi letali. Avere questo piano prontamente accessibile può aiutare qualcuno a navigare i pensieri suicidari quando si presentano.[8]

⚠️ Importante
Essere connessi alla famiglia e al supporto della comunità, insieme ad avere facile accesso all’assistenza sanitaria, può diminuire i pensieri e i comportamenti suicidari. L’appartenenza, la sicurezza, la dignità e la speranza possono proteggere contro il suicidio. È importante sapere che la speranza è possibile e che l’aiuto è disponibile per chiunque stia sperimentando ideazione suicidaria.

Fisiopatologia

Comprendere come si sviluppa l’ideazione suicidaria implica esaminare i cambiamenti che si verificano nel normale funzionamento psicologico, neurologico e sociale. Sebbene non ci sia un unico percorso verso i pensieri suicidari, la ricerca ha identificato diversi fattori interconnessi che contribuiscono al loro sviluppo.

I disturbi di salute mentale, in particolare la depressione, giocano un ruolo centrale nello sviluppo dell’ideazione suicidaria. La depressione altera la chimica del cervello e influenza i neurotrasmettitori come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina, che regolano l’umore, la motivazione e la capacità di provare piacere. Quando questi sistemi chimici sono disturbati, una persona può sperimentare tristezza persistente, disperazione, perdita di interesse nelle attività, cambiamenti nel sonno e nell’appetito, difficoltà di concentrazione e, alla fine, pensieri di morte o suicidio. La depressione è la condizione più comune associata al suicidio, ed è spesso non diagnosticata o non trattata.[5]

I problemi di abuso di sostanze, specialmente l’abuso di alcol, interagiscono con le condizioni di salute mentale per aumentare il rischio di ideazione suicidaria. L’alcol e le droghe possono compromettere il giudizio, aumentare l’impulsività, peggiorare la depressione e l’ansia e rimuovere le inibizioni che altrimenti potrebbero impedire a qualcuno di agire sui pensieri suicidari. La combinazione di un disturbo dell’umore con l’abuso di sostanze crea un rischio particolarmente elevato sia per l’ideazione suicidaria che per i tentativi di suicidio.[14]

L’esperienza della disperazione è un fattore psicologico critico nell’ideazione suicidaria. Quando qualcuno non può immaginare un futuro positivo o credere che la sua situazione dolorosa migliorerà, può iniziare a vedere la morte come l’unica via di fuga dalla sofferenza. Questa distorsione cognitiva restringe la loro prospettiva, rendendo difficile riconoscere potenziali soluzioni o fonti di supporto. La disperazione interagisce con la depressione e altre condizioni di salute mentale per intensificare i pensieri suicidari.[5]

Eventi di vita stressanti ed esperienze avverse possono scatenare o peggiorare l’ideazione suicidaria sopraffacendo le risorse di coping di una persona. Quando qualcuno sperimenta rifiuto, perdita, trauma o altri fattori di stress significativi senza supporto adeguato o capacità di coping, può diventare sempre più angosciato e vulnerabile ai pensieri suicidari. La precedente esposizione alla violenza, incluso l’abuso infantile, il bullismo o la violenza sessuale, può creare effetti psicologici duraturi che aumentano la vulnerabilità all’ideazione suicidaria più avanti nella vita.[5]

L’isolamento sociale e la disconnessione dagli altri contribuiscono allo sviluppo e al mantenimento dell’ideazione suicidaria. Gli esseri umani sono intrinsecamente esseri sociali, e quando qualcuno manca di connessioni significative o sente di essere un peso per gli altri, il suo rischio di pensieri suicidari aumenta. Al contrario, sentirsi connessi alla famiglia, agli amici e alla comunità funge da fattore protettivo che può prevenire o ridurre l’ideazione suicidaria.[3]

È importante notare che la maggior parte delle persone che gestiscono attivamente le loro condizioni di salute mentale attraverso il trattamento, il supporto e l’auto-cura continuano a impegnarsi pienamente nella vita. Sebbene i disturbi di salute mentale aumentino il rischio di ideazione suicidaria, non determinano i risultati. Con un intervento e un supporto appropriati, le persone possono riprendersi dai pensieri suicidari e costruire vite appaganti.[5]

Impatto sugli individui e sulla società

L’ideazione suicidaria e i tentativi di suicidio hanno effetti profondi che si estendono ben oltre l’individuo che sperimenta i pensieri. Gli impatti emotivi, fisici ed economici si propagano verso l’esterno per influenzare famiglie, amici, comunità e la società nel suo complesso.

Per gli individui che sperimentano l’ideazione suicidaria, i pensieri stessi possono essere terrificanti e travolgenti. Questi pensieri influenzano il funzionamento quotidiano, le relazioni, le prestazioni lavorative o scolastiche e la qualità della vita complessiva. Le persone possono sentirsi isolate, vergognarsi o aver paura di condividere ciò che stanno vivendo. L’energia mentale richiesta per gestire i pensieri suicidari può essere esauriente e interferire con la capacità di concentrarsi su altri aspetti della vita.[2]

Le persone che tentano il suicidio e sopravvivono possono sperimentare gravi lesioni fisiche che possono avere effetti a lungo termine sulla loro salute. Le conseguenze fisiche possono includere lesioni cerebrali, danni agli organi, dolore cronico o disabilità, a seconda del metodo utilizzato e della gravità del tentativo. Oltre alle lesioni fisiche, i sopravvissuti possono anche sperimentare depressione e altre preoccupazioni di salute mentale dopo un tentativo. Molti sopravvissuti descrivono di sentire sollievo per essere sopravvissuti e gratitudine per una seconda possibilità di vita.[3]

L’impatto sui propri cari è significativo e duraturo. Quando qualcuno muore per suicidio, i loro familiari e amici sopravvissuti possono sperimentare lutto prolungato, shock, rabbia, senso di colpa, sintomi di depressione o ansia e persino pensieri di suicidio loro stessi. La natura improvvisa e traumatica della perdita per suicidio crea una forma unica di lutto che può essere particolarmente difficile da elaborare. I sopravvissuti spesso lottano con domande su cosa avrebbero potuto fare diversamente e possono sperimentare emozioni complicate tra cui sollievo, rabbia e profonda tristezza.[3]

Anche i colleghi di lavoro e i membri della comunità sono colpiti quando qualcuno sperimenta ideazione suicidaria, tenta il suicidio o muore per suicidio. Questi eventi influenzano le dinamiche sul posto di lavoro, gli ambienti scolastici e la coesione della comunità. La consapevolezza che qualcuno nella tua comunità stava soffrendo può creare sentimenti di impotenza e preoccupazione su chi altro potrebbe essere in difficoltà in silenzio.[3]

Il costo finanziario per la società è sostanziale. Nel 2020, il suicidio e l’autolesionismo non fatale sono costati agli Stati Uniti oltre 500 miliardi di dollari in costi medici, costi di perdita di lavoro, valore della vita statistica e costi di qualità della vita. Questi impatti economici riflettono il più ampio onere sociale del suicidio e sottolineano l’importanza degli sforzi di prevenzione.[3]

La portata del comportamento suicida si estende molto più in là di quanto le statistiche sui suicidi completati potrebbero suggerire. Per ogni morte per suicidio tra gli individui di età pari o superiore a 12 anni, ci sono state circa 10 visite al pronto soccorso per autolesionismo, 48 tentativi di suicidio auto-riferiti nell’anno passato e 325 persone che hanno seriamente considerato il suicidio nell’anno passato. Questo illustra che l’ideazione suicidaria e il comportamento influenzano una porzione molto più ampia della popolazione rispetto a coloro che muoiono per suicidio.[3]

Trattamento dell’ideazione suicidaria

L’obiettivo principale quando si affronta l’ideazione suicidaria è aiutare le persone a trovare sollievo dal dolore emotivo e a sviluppare le capacità per gestire in sicurezza i momenti difficili. Gli approcci terapeutici variano a seconda dell’intensità dei pensieri, del fatto che qualcuno abbia elaborato un piano e di quali problemi sottostanti possano contribuire al loro disagio. Gli operatori sanitari mirano a ridurre il rischio immediato di autolesionismo affrontando al contempo le cause profonde che alimentano questi pensieri, che potrebbero includere depressione, ansia, problemi di abuso di sostanze o circostanze di vita opprimenti.[2]

Psicoterapia

Un componente fondamentale delle cure standard è la psicoterapia, o terapia della parola. Diversi approcci terapeutici basati sull’evidenza hanno dimostrato efficacia nel ridurre i pensieri e i comportamenti suicidi. La Terapia Cognitivo-Comportamentale per la Prevenzione del Suicidio (CBT-SP) aiuta le persone a identificare e modificare i modelli di pensiero negativi che contribuiscono al pensiero suicida. Questa terapia insegna competenze pratiche per gestire il disagio e risolvere i problemi senza ricorrere all’autolesionismo.[13]

La Terapia Dialettico-Comportamentale (DBT) è stata originariamente sviluppata per le persone con disturbo borderline di personalità che sperimentavano pensieri suicidi cronici, ma da allora è stata adattata per altre popolazioni. La DBT combina la terapia individuale con la formazione di gruppo sulle competenze, insegnando alle persone come tollerare il disagio, regolare le emozioni, praticare la mindfulness e migliorare le relazioni. La terapia dura tipicamente diversi mesi e prevede compiti a casa tra le sessioni.[13]

Un altro approccio chiamato Valutazione e Gestione Collaborativa del Suicidio (CAMS) adotta un’angolazione diversa facendo in modo che la persona e il terapeuta lavorino insieme come partner. Utilizzando un modulo speciale chiamato Suicide Status Form, identificano collaborativamente quelli che la persona chiama i propri “fattori scatenanti suicidi”: i problemi o i sentimenti specifici che li portano a considerare il suicidio. Insieme, sviluppano un piano per affrontare questi fattori e ridurre l’accesso a mezzi letali, come armi da fuoco o farmaci che potrebbero essere usati in un sovradosaggio.[13]

Per i giovani, la Terapia Familiare Basata sull’Attaccamento (ABFT) coinvolge l’intera famiglia nel trattamento. Questo approccio riconosce che le relazioni e le dinamiche familiari spesso giocano un ruolo significativo nella salute mentale degli adolescenti. La terapia lavora per riparare i legami familiari e migliorare la comunicazione, il che può fornire un supporto emotivo cruciale per un giovane che lotta con pensieri suicidari.[13]

Farmaci

I farmaci svolgono un ruolo importante nel trattamento dell’ideazione suicidaria, in particolare quando condizioni di salute mentale sottostanti contribuiscono al problema. I farmaci antidepressivi sono ampiamente prescritti per trattare la depressione e hanno dimostrato di ridurre i pensieri suicidi in molte persone, in particolare quelle con disturbi dell’umore.[14][15]

Il litio, uno stabilizzatore dell’umore, ha un forte supporto di ricerca per la prevenzione del suicidio, in particolare nelle persone con disturbo bipolare o disturbo depressivo maggiore. Studi che coprono decenni hanno dimostrato che il litio può ridurre significativamente il rischio di suicidio nelle persone con disturbi dell’umore. Tuttavia, il litio richiede esami del sangue regolari per monitorare i livelli e controllare la funzionalità renale e tiroidea, poiché può causare effetti collaterali quando i livelli diventano troppo alti.[15]

Per le persone con schizofrenia o disturbo schizoaffettivo che sperimentano pensieri suicidi cronici, la clozapina rimane l’unico farmaco approvato dalla FDA specificamente per ridurre il rischio di suicidio. La clozapina è un antipsicotico atipico che ha dimostrato un’efficacia superiore rispetto ad altri farmaci antipsicotici nel prevenire i tentativi di suicidio e i suicidi completati. Tuttavia, poiché la clozapina può causare un grave effetto collaterale che colpisce i globuli bianchi, le persone che assumono questo farmaco devono sottoporsi a esami del sangue regolari, inizialmente ogni settimana e poi meno frequentemente una volta stabilito il trattamento.[15]

Trattamenti innovativi

Uno degli sviluppi più entusiasmanti degli ultimi anni riguarda i farmaci della famiglia della ketamina. Originariamente sviluppata come anestetico, la ketamina è emersa come un potenziale trattamento ad azione rapida per i pensieri suicidi nelle persone che vivono una crisi acuta. A differenza degli antidepressivi tradizionali che possono impiegare settimane per funzionare, la ketamina può ridurre l’ideazione suicidaria entro ore dalla somministrazione.[15]

L’esketamina, una molecola strettamente correlata che è essenzialmente una forma chimica della ketamina, è stata studiata specificamente per il trattamento dei pensieri suicidi nel contesto del disturbo depressivo maggiore. Per una crisi suicida acuta, la ketamina e possibilmente l’esketamina stanno emergendo come strumenti importanti che possono fornire un sollievo rapido mentre altri trattamenti fanno effetto. Questi farmaci vengono tipicamente somministrati in ambienti medici: la ketamina attraverso un’infusione endovenosa e l’esketamina come spray nasale, sotto lo stretto monitoraggio di professionisti sanitari.[15]

Pianificazione della sicurezza

Una parte essenziale del trattamento standard prevede lo sviluppo di un piano di sicurezza scritto. Questo non è lo stesso di un “contratto di non suicidio”, che la ricerca ha dimostrato essere inefficace. Invece, un piano di sicurezza è uno strumento pratico che guida qualcuno attraverso una crisi suicida passo dopo passo. Il piano inizia con il riconoscimento dei segnali di allarme personali: pensieri, immagini, stati d’animo, situazioni o comportamenti specifici che indicano che una crisi potrebbe svilupparsi. Successivamente delinea strategie di coping che la persona può provare da sola, come fare una passeggiata, ascoltare musica o praticare tecniche di rilassamento.[8][16]

Se queste strategie di auto-aiuto non funzionano, il piano di sicurezza identifica persone sicure da contattare: amici, familiari o altre persone di supporto che possono fornire distrazione e sostegno emotivo. Il piano include anche le informazioni di contatto per i professionisti della salute mentale e i servizi di emergenza locali. Infine, affronta la riduzione dell’accesso a mezzi letali, che è una delle strategie di prevenzione del suicidio più efficaci. Ciò potrebbe comportare la rimozione di armi da fuoco dalla casa, la limitazione dell’accesso a grandi quantità di farmaci o il chiedere a qualcuno di fiducia di conservare oggetti potenzialmente pericolosi durante un periodo di crisi.[8][16]

Trattamento ospedaliero

A volte, l’ideazione suicidaria diventa così grave che è necessario il ricovero ospedaliero per mantenere qualcuno al sicuro. Questo si verifica tipicamente quando qualcuno ha un’ideazione suicidaria attiva con un piano specifico e l’intenzione di agire, o quando ha già compiuto un tentativo di suicidio. Le unità psichiatriche ospedaliere forniscono supervisione 24 ore su 24 e trattamento intensivo in un ambiente controllato dove l’accesso a mezzi di autolesionismo è limitato.[10]

Durante un ricovero psichiatrico, il team di trattamento conduce valutazioni complete, modifica i farmaci se necessario, fornisce terapia individuale e di gruppo e lavora con la persona e la sua famiglia per sviluppare un piano di dimissione. L’obiettivo è stabilizzare la crisi e garantire la sicurezza prima di passare alle cure ambulatoriali. I ricoveri ospedalieri per ideazione suicidaria durano tipicamente da diversi giorni a una o due settimane, a seconda della rapidità con cui le condizioni della persona migliorano e della disponibilità di un supporto ambulatoriale adeguato.[10]

Diagnostica e valutazione

Il metodo principale per diagnosticare l’ideazione suicidaria consiste nel fatto che un operatore sanitario o un professionista della salute mentale ti ponga una serie di domande dirette sui tuoi pensieri di suicidio. Questo non viene fatto attraverso esami del sangue o scansioni cerebrali, ma piuttosto attraverso una conversazione onesta. Sebbene non esista un test di laboratorio specifico che possa prevedere se qualcuno si farà del male, questi colloqui clinici sono progettati per aiutare il tuo operatore a capire cosa sta succedendo, valutare la gravità della tua situazione e identificare le cause sottostanti in modo da poterti aiutare a ottenere il trattamento appropriato.[2][9]

Gli operatori sanitari utilizzano spesso questionari standardizzati noti come scale di ideazione suicidaria per saperne di più su come i pensieri suicidari ti influenzano e sulla loro gravità. Uno strumento comunemente utilizzato è la Columbia-Suicide Severity Rating Scale (C-SSRS), che potrebbe includere domande come: Hai desiderato di essere morto o hai voluto addormentarti e non svegliarti? Hai avuto pensieri su come ucciderti? Hai un piano in atto per ucciderti? Ti sei fatto del male o hai fatto qualcosa per realizzare il piano che hai creato?[2][9]

Una valutazione diagnostica completa per l’ideazione suicidaria va oltre il semplice chiedere informazioni sul suicidio stesso. Il tuo operatore sanitario vorrà anche condurre un esame fisico, ordinare test e fare domande approfondite sulla tua salute mentale e fisica per determinare cosa potrebbe causare il tuo pensiero suicidario. Questa valutazione più ampia aiuta a identificare il miglior approccio terapeutico.[10]

Il tuo operatore potrebbe anche valutare se hai problemi di salute fisica sottostanti che potrebbero contribuire ai pensieri suicidari. Alcune condizioni mediche, tra cui il cancro, le lesioni alla testa e alcune malattie croniche, sono state trovate ad aumentare il rischio di suicidio. Esami del sangue e altri test diagnostici possono essere ordinati per determinare se un problema di salute fisica sta giocando un ruolo.[10][14]

Vivere con l’ideazione suicidaria

La presenza di ideazione suicidaria influenza profondamente ogni aspetto della vita quotidiana, dalle attività più di routine alle decisioni di vita significative. Comprendere questi impatti aiuta a illustrare perché questa condizione richiede supporto e trattamento completi, non solo intervento in crisi durante momenti acuti.[2]

A livello fisico, le persone che sperimentano pensieri suicidari spesso lottano con la cura di base di sé. Alzarsi dal letto al mattino può sembrare un compito insormontabile quando qualcuno sta mettendo in discussione se vuole essere vivo. Mantenere l’igiene personale, preparare i pasti o tenere il passo con le responsabilità domestiche può passare in secondo piano. I modelli di sonno tipicamente diventano disturbati—alcune persone dormono eccessivamente come via di fuga, mentre altre soffrono di insonnia, rimanendo sveglie di notte consumate da pensieri oscuri.[4]

Emotivamente, vivere con l’ideazione suicidaria è come portare un peso enorme che colora ogni esperienza. Le attività che un tempo portavano gioia—hobby, musica, tempo con i propri cari—possono perdere ogni attrattiva, un sintomo noto come anedonia, che significa l’incapacità di provare piacere. Questo intorpidimento emotivo può essere altrettanto angosciante quanto la tristezza intensa. Quando le emozioni positive diventano inaccessibili, rinforza il senso che la vita non ha nulla da offrire, il che rafforza i pensieri suicidari in un ciclo auto-perpetuante.[5]

Gli impatti cognitivi sono altrettanto impegnativi. La concentrazione diventa quasi impossibile quando pensieri intrusivi sul suicidio interrompono ripetutamente la concentrazione. Leggere un libro, seguire una conversazione o completare compiti di lavoro richiede un’attenzione sostenuta che l’ideazione suicidaria rende molto difficile da mantenere. Il processo decisionale diventa paralizzato—anche piccole scelte come cosa mangiare o indossare possono sembrare travolgenti quando qualcuno è consumato da domande esistenziali più grandi.[2]

Le relazioni sociali soffrono tremendamente sotto il peso dell’ideazione suicidaria. Molte persone si sentono incapaci di spiegare ciò che stanno vivendo ad amici e familiari, temendo il giudizio, l’incomprensione o di causare preoccupazione. Questo può portare al ritiro e all’isolamento, anche da persone care solidali. Le interazioni sociali che erano una volta naturali e piacevoli possono ora sembrare estenuanti o inutili.[5]

Nonostante queste sfide profonde, ci sono strategie che possono aiutare le persone a far fronte all’ideazione suicidaria mentre perseguono il trattamento. Creare un piano di sicurezza dà alle persone passi concreti da seguire quando i pensieri si intensificano. Costruire e mantenere una rete di supporto è cruciale, anche quando sembra difficile. Impegnarsi in attività che forniscono distrazione, anche temporaneamente, può creare brevi respiri dai pensieri intrusivi.[8]

Studi clinici attivi

Attualmente è disponibile 1 studio clinico attivo per l’ideazione suicidaria, che esplora approcci terapeutici innovativi per affrontare questa condizione critica.

Studio sulla riduzione dei pensieri suicidari utilizzando protossido d’azoto e ossigeno

Localizzazione: Francia

Questo studio clinico è incentrato sul trattamento dell’ideazione suicidaria utilizzando una miscela di due gas medicinali: protossido d’azoto e ossigeno, conosciuta come KALINOX 50%/50%. Lo scopo dello studio è valutare se l’inalazione della miscela di protossido d’azoto e ossigeno possa ridurre i pensieri suicidari. I partecipanti inalano la miscela di gas per un’ora mentre si trovano nel dipartimento di emergenza. Lo studio monitora l’intensità dei pensieri suicidari quattro ore dopo l’inalazione e valuta i sintomi dei partecipanti nel tempo, includendo rilevazioni a 24 ore, 48 ore, una settimana e un mese dopo il trattamento iniziale.

Criteri di inclusione principali:

  • Età compresa tra 18 e 50 anni
  • Presenza di pensieri suicidari attivi durante la valutazione psichiatrica al pronto soccorso
  • Punteggio di 8 o superiore sulla scala Beck per l’ideazione suicidaria (SSI)
  • Capacità di parlare francese
  • Ricovero presso il dipartimento psichiatrico di emergenza del CHRU di Tours
  • Capacità di indossare una maschera facciale
  • Firma del consenso informato

Il protossido d’azoto agisce modulando i sistemi neurotrasmettitoriali nel cervello, il che può aiutare ad alleviare il disagio mentale acuto. Lo studio mira a fornire informazioni sui potenziali benefici dell’utilizzo di questa miscela di gas come trattamento per le persone che sperimentano pensieri suicidari in situazioni di emergenza. Questo approccio rappresenta una strategia potenzialmente rivoluzionaria per il trattamento acuto dei pensieri suicidari nel contesto del pronto soccorso.

FAQ

Avere pensieri suicidari significa che tenterò il suicidio?

No, la maggior parte delle persone che sperimentano pensieri suicidari non arriva a fare tentativi di suicidio. Tuttavia, i pensieri suicidari sono considerati un fattore di rischio e dovrebbero sempre essere presi sul serio. Il trattamento e il supporto sono disponibili per aiutarti a gestire questi pensieri.[2]

Come viene diagnosticata l’ideazione suicidaria?

Un operatore sanitario o un professionista della salute mentale diagnosticherà l’ideazione suicidaria facendoti domande sui tuoi pensieri di suicidio, la loro frequenza, intensità e se hai fatto dei piani. Non esiste un singolo test per prevedere il comportamento, ma scale di valutazione come la Columbia-Suicide Severity Rating Scale aiutano i fornitori a comprendere la tua situazione e pianificare il trattamento appropriato.[2][9]

Qual è la differenza tra ideazione suicidaria passiva e attiva?

L’ideazione suicidaria passiva comporta pensieri sulla morte o desiderare di essere morti senza fare piani per farsi del male. L’ideazione suicidaria attiva comporta la creazione di un piano d’azione per il suicidio, come decidere un metodo o prepararsi a eseguire il piano. L’ideazione suicidaria attiva richiede solitamente un trattamento di emergenza.[2]

Chi è maggiormente a rischio di ideazione suicidaria?

Il rischio è più alto tra le persone con condizioni di salute mentale come depressione o abuso di sostanze, coloro che hanno una storia di precedenti tentativi di suicidio o una storia familiare di suicidio, individui che sperimentano stress prolungato o importanti cambiamenti di vita, persone che hanno subito violenza o trauma, e certi gruppi demografici tra cui anziani, popolazioni native americane e dell’Alaska, e giovani LGBTQ+.[3][5]

I pensieri suicidari possono essere prevenuti?

Sì, molti fattori possono prevenire o ridurre i pensieri suicidari. I fattori protettivi includono l’accesso alle cure per la salute mentale, sentirsi connessi alla famiglia e alla comunità, sviluppare capacità di risoluzione dei problemi e di coping, limitare l’accesso ai mezzi letali e avere credenze culturali o religiose che promuovono connessione e speranza. Creare un piano di sicurezza e costruire una rete di supporto sono anche importanti strategie di prevenzione.[5][8]

🎯 Punti Chiave

  • L’ideazione suicidaria colpisce circa il 4,3% degli adulti statunitensi e il 18% dei bambini, rendendola una preoccupazione comune per la salute mentale che non dovrebbe mai essere ignorata.[2]
  • Esistono due tipi di ideazione suicidaria: passiva (desiderare di essere morti senza pianificare) e attiva (fare piani per porre fine alla propria vita), con l’ideazione attiva che richiede un trattamento di emergenza.[2]
  • La maggior parte delle persone con pensieri suicidari non tenta il suicidio, ma questi pensieri sono un importante segnale di allarme che è necessario aiuto.[2]
  • Oltre il 90% delle persone che muoiono per suicidio ha un disturbo di salute mentale, più comunemente depressione o abuso di alcol, spesso combinato con fattori di stress della vita.[14]
  • Gli uomini hanno quattro volte più probabilità di morire per suicidio rispetto alle donne, anche se le donne fanno più tentativi non fatali.[3][4]
  • Chiedere direttamente a qualcuno del suicidio può effettivamente proteggerlo aprendo il dialogo e riducendo i sentimenti di essere un peso.[5][19]
  • Forti connessioni con la famiglia e la comunità, l’accesso alle cure per la salute mentale e l’accesso limitato ai mezzi letali sono potenti fattori protettivi contro il suicidio.[3][5]
  • I servizi di ascolto come il Telefono Amico Italia (02 2327 2327) e Samaritans Onlus (800 86 00 22) sono disponibili 24/7 per chiunque stia sperimentando pensieri suicidari, anche se non si trova in una crisi immediata.

Studi clinici in corso su Idea suicida

  • Data di inizio: 2025-05-14

    Studio sull’uso di protossido di azoto e ossigeno per il trattamento delle idee suicidarie nei pazienti in pronto soccorso

    Reclutamento

    2 1 1 1

    Lo studio si concentra sul trattamento delle idee suicidarie nelle persone che si presentano al pronto soccorso. L’obiettivo principale è valutare se l’inalazione di un gas composto da protoxide d’azoto e ossigeno può ridurre queste idee. Questo gas, noto come KALINOX 50%/50%, viene somministrato per un’ora. Un altro gas, chiamato Medical Air, composto da azoto…

    Malattie studiate:
    Francia

Riferimenti

https://www.njmentalhealthcares.org/

https://my.clevelandclinic.org/health/symptoms/suicidal-ideation

https://www.cdc.gov/suicide/facts/index.html

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK565877/

https://afsp.org/risk-factors-protective-factors-and-warning-signs/

https://en.wikipedia.org/wiki/Suicidal_ideation

https://www.yalemedicine.org/clinical-keywords/suicidal-ideation

https://988lifeline.org/help-yourself/

https://my.clevelandclinic.org/health/symptoms/suicidal-ideation

https://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/suicide/diagnosis-treatment/drc-20378054

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK565877/

https://zerosuicide.edc.org/toolkit/treat

https://afsp.org/therapies/

https://www.aafp.org/pubs/afp/issues/1999/0315/p1500.html

https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC10172553/

https://988lifeline.org/help-yourself/

https://www.rethink.org/advice-and-information/about-mental-illness/mental-health-symptoms/suicidal-thoughts-how-to-cope/

https://my.clevelandclinic.org/health/symptoms/suicidal-ideation

https://www.samaritans.org/how-we-can-help/if-youre-worried-about-someone-else/supporting-someone-suicidal-thoughts/

https://www.nimh.nih.gov/health/publications/5-action-steps-to-help-someone-having-thoughts-of-suicide

https://www.helpguide.org/mental-health/suicide-self-harm/are-you-feeling-suicidal

https://medlineplus.gov/diagnostictests.html

https://www.questdiagnostics.com/

https://www.healthdirect.gov.au/diagnostic-tests

https://www.who.int/health-topics/diagnostics

https://www.yalemedicine.org/clinical-keywords/diagnostic-testsprocedures

https://www.nibib.nih.gov/science-education/science-topics/rapid-diagnostics

https://www.health.harvard.edu/diagnostic-tests-and-medical-procedures