Epifisiolisi
L’epifisiolisi, conosciuta anche come frattura della cartilagine di accrescimento, è una condizione che colpisce bambini e adolescenti in crescita, in cui la cartilagine di accrescimento situata all’estremità di un osso si separa o si frattura, potenzialmente interrompendo il normale sviluppo osseo.
Indice dei contenuti
- Comprendere l’Epifisiolisi
- Epidemiologia
- Cause
- Fattori di Rischio
- Sintomi
- Prevenzione
- Fisiopatologia
- Diagnostica
- Trattamento
- Prognosi e Vita con la Malattia
- Studi Clinici in Corso
Comprendere l’Epifisiolisi
L’epifisiolisi si riferisce a una lesione che coinvolge la cartilagine di accrescimento, che è uno strato di tessuto cartilagineo in via di sviluppo situato vicino alle estremità delle ossa lunghe nei bambini e negli adolescenti. Queste cartilagini di accrescimento sono responsabili della crescita e dell’allungamento osseo. Quando un bambino è ancora in fase di crescita, queste cartilagini sono più deboli dell’osso circostante e quindi più vulnerabili alle lesioni. La cartilagine di accrescimento è l’area dove si forma nuovo tessuto osseo, permettendo alle ossa di allungarsi man mano che il bambino si sviluppa. Una volta completata la crescita, queste cartilagini si chiudono e vengono sostituite da osso solido.[1]
La struttura della cartilagine di accrescimento è composta da quattro regioni che progrediscono dalla cartilagine alla formazione ossea. Il sito più comune di lesione si verifica nella regione ipertrofica a causa della sua debolezza strutturale. Quest’area è particolarmente suscettibile perché non si è ancora completamente trasformata in tessuto osseo forte e maturo. La circolazione sanguigna verso la cartilagine di accrescimento è limitata, e le lesioni possono danneggiare i piccoli vasi che riforniscono quest’area cruciale, portando a varie complicazioni.[1]
Una forma specifica di epifisiolisi è lo Scivolamento dell’Epifisi Femorale Prossimale (SCFE), che si verifica a livello dell’articolazione dell’anca. In questa condizione, la testa del femore, ovvero l’osso della coscia, scivola via dal collo dell’osso a livello della cartilagine di accrescimento in direzione posteriore. Questo causa dolore, rigidità e instabilità nell’anca colpita. La condizione di solito si sviluppa gradualmente nel tempo, anche se a volte può verificarsi improvvisamente dopo una caduta minore o un trauma.[1]
Epidemiologia
Le lesioni della cartilagine di accrescimento sono relativamente comuni nella popolazione pediatrica. Gli studi dimostrano che l’epifisiolisi rappresenta circa il 15-30% di tutte le fratture nei bambini. Il tasso di complicanze associato a queste lesioni varia tra il 5% e il 10%, evidenziando l’importanza di una diagnosi e un trattamento adeguati.[1]
Quando si esamina specificamente lo Scivolamento dell’Epifisi Femorale Prossimale, si tratta di uno dei disturbi dell’anca più comuni che colpiscono i preadolescenti e gli adolescenti. La condizione si verifica in circa 10,8 casi per 100.000 bambini, anche se questo tasso può variare da 0,33 a 24,8 per 100.000 a seconda della popolazione studiata. Lo SCFE si sviluppa più comunemente durante i periodi di crescita rapida, poco dopo l’inizio della pubertà. L’età media di insorgenza è di 11,2 anni nelle femmine e 12,0 anni nei maschi, verificandosi tra i 10 e i 14 anni nelle ragazze e tra i 12 e i 16 anni nei ragazzi.[1][2]
La condizione colpisce i maschi più frequentemente delle femmine. La ricerca indica che lo SCFE è più prevalente nella regione nordorientale degli Stati Uniti rispetto al sudovest. Esistono anche disparità razziali, con tassi più elevati osservati tra afroamericani, ispanici e polinesiani rispetto ad altri gruppi etnici.[2][3]
Le lesioni della cartilagine di accrescimento si verificano più comunemente al polso e alla caviglia, anche se possono colpire qualsiasi osso lungo nel corpo. L’anca sinistra è più comunemente colpita nei casi di SCFE, ma circa il 25% dei casi, con un intervallo dall’8% al 50%, sono bilaterali, il che significa che entrambe le anche sono coinvolte. Infatti, nel 20-40% dei bambini colpiti, lo SCFE sarà presente in entrambe le anche al momento della diagnosi.[1][2][3]
Cause
La maggior parte dei casi di epifisiolisi, in particolare lo Scivolamento dell’Epifisi Femorale Prossimale, sono considerati idiopatici, il che significa che la causa esatta non è ben compresa. Spesso non vi è una storia di trauma o lesione significativa prima dell’insorgenza dei sintomi. La condizione si sviluppa tipicamente durante i periodi in cui i bambini crescono rapidamente e gli ormoni adulti iniziano a circolare nel corpo. Durante questo tempo, la cartilagine di accrescimento diventa più debole perché si sta allargando per adattarsi alla crescita rapida.[2][3]
La causa principale dell’epifisiolisi è solitamente legata a stress improvviso o ripetitivo sulla cartilagine di accrescimento durante attività come lo sport o incidenti. Poiché il lancio e altri movimenti atletici coinvolgono l’intero corpo, la mancanza di forza muscolare o una meccanica scorretta possono portare a un aumento dello stress attraverso la cartilagine di accrescimento, aumentando il rischio di lesione. I giovani atleti che si specializzano in un singolo sport o che si impegnano in attività ripetitive sopra la testa senza un riposo adeguato sono a maggior rischio.[1][4]
In alcuni casi, l’epifisiolisi è stata associata a disturbi endocrini, che sono condizioni che colpiscono le ghiandole produttrici di ormoni. Questi includono ipotiroidismo, ipertiroidismo, panipopituitarismo e deficit di ormone della crescita. L’ipotiroidismo è la causa endocrina più comune di SCFE non idiopatico. I disturbi metabolici endocrini possono promuovere cambiamenti nella microstruttura della cartilagine di accrescimento aumentando lo spessore dello strato ipertrofico, consentendo lo scivolamento anche in età precoci.[2][5][6]
Altre associazioni sono state riportate tra epifisiolisi e disturbi renali, sindrome di Down, precedente radioterapia all’anca e alcuni fattori anatomici come la retroversione dell’acetabolo o della testa femorale. Queste variazioni anatomiche aumentano le forze di taglio meccaniche attraverso la cartilagine di accrescimento. I bambini che hanno subito chemioterapia o assunto determinati farmaci, come gli steroidi, possono anche essere a rischio aumentato.[2][3]
Fattori di Rischio
Il singolo fattore di rischio più significativo per lo Scivolamento dell’Epifisi Femorale Prossimale è l’obesità. Il peso in eccesso pone uno stress aggiuntivo sulla cartilagine di accrescimento, aumentando la probabilità che la testa femorale scivoli. La letteratura recente ha mostrato un aumento dell’incidenza di SCFE in età più giovani, riflettendo possibilmente la crescente prevalenza dell’obesità infantile.[2]
Il sesso maschile è un altro importante fattore di rischio, poiché i ragazzi hanno maggiori probabilità di sviluppare SCFE rispetto alle ragazze. Anche i periodi di crescita rapida aumentano la vulnerabilità, poiché la cartilagine di accrescimento diventa temporaneamente più debole durante questi periodi di allungamento osseo accelerato. La predisposizione genetica gioca anch’essa un ruolo, con la condizione che tende a manifestarsi nelle famiglie.[2][3]
I giovani atleti che si specializzano in un singolo sport tutto l’anno o che lavorano con allenatori professionisti senza periodi di riposo adeguati affrontano un rischio aumentato. Praticare sport altamente competitivi ed eseguire attività ripetitive sopra la testa, come nel lancio del baseball, nel tennis, nella pallavolo e nel nuoto, può portare a lesioni da sovraccarico della cartilagine di accrescimento. Lo stress ripetuto non consente al corpo tempo sufficiente per guarire eventuali tessuti stressati durante i periodi di riposo.[3][4]
I bambini con anomalie ormonali che colpiscono la tiroide o altre ghiandole endocrine sono a rischio aumentato. Coloro che hanno ricevuto radioterapia o sono stati sottoposti a chemioterapia possono anche avere un’integrità compromessa della cartilagine di accrescimento. Problemi ossei correlati a malattie renali possono ulteriormente aumentare la suscettibilità alle lesioni della cartilagine di accrescimento.[2][3]
Sintomi
I sintomi dell’epifisiolisi variano a seconda della posizione e della gravità della lesione. I sintomi comuni includono dolore, gonfiore e difficoltà a caricare il peso sull’arto colpito. I bambini possono sperimentare un’insorgenza improvvisa di dolore durante l’attività fisica o dopo una lesione. L’arto colpito può apparire più corto dell’altro, e potrebbe esserci un’ampiezza di movimento limitata. La presenza di deformità, aumento del dolore al tatto e difficoltà a muovere l’area lesionata sono tipici risultati dell’esame.[1]
Nei casi di Scivolamento dell’Epifisi Femorale Prossimale, il dolore nell’area dell’anca o dell’inguine è un sintomo comune che spesso peggiora con l’attività. Tuttavia, il dolore può anche essere avvertito nella coscia o nel ginocchio invece che nell’anca, o in aggiunta al dolore all’anca. Questo può talvolta ritardare la diagnosi, poiché il problema reale è nell’anca ma il bambino lamenta disagio al ginocchio. Camminare zoppicando, difficoltà a camminare o sentire che la gamba cede sono lamentele frequenti.[1]
I bambini con SCFE possono camminare con la gamba colpita rivolta verso l’esterno, un reperto chiamato rotazione esterna. Quando entrambe le anche sono colpite, il che si verifica nei casi bilaterali, il bambino può camminare con un’andatura ondeggiante. Alcuni bambini trovano di non poter sedersi con le ginocchia dritte in avanti, poiché le ginocchia tendono a ruotare verso l’esterno. Il dolore può diminuire con il riposo ma è aggravato dall’attività.[1][3]
Lo SCFE è spesso descritto in base alla capacità del paziente di sostenere il peso sull’anca colpita. Nello SCFE stabile, il paziente è in grado di mettere peso sull’anca colpita, anche se può essere doloroso. La condizione di solito si sviluppa gradualmente nel corso di diverse settimane o mesi. A volte lo SCFE si verifica improvvisamente dopo una caduta minore o un trauma, e il bambino può essere completamente incapace di sopportare il peso.[1]
Prevenzione
Prevenire l’epifisiolisi comporta affrontare i fattori di rischio modificabili e garantire livelli di attività appropriati per i bambini in crescita. Mantenere un peso sano attraverso un’alimentazione equilibrata e un’attività fisica regolare è cruciale, dato che l’obesità è il singolo fattore di rischio più significativo per condizioni come lo Scivolamento dell’Epifisi Femorale Prossimale.[2]
È molto importante che i giovani atleti ottengano la quantità appropriata di riposo tra i periodi di attività per ridurre la quantità di stress sull’area della cartilagine di accrescimento. Normalmente, il corpo risponde alle forze di trazione e stiramento guarendo qualsiasi tessuto stressato durante i periodi di riposo. I giovani atleti che lanciano o tirano spesso senza riposo adeguato possono sviluppare lesioni da sovraccarico. Evitare la partecipazione per tutto l’anno a un singolo sport e limitare il lavoro con allenatori professionisti per garantire un tempo di recupero adeguato può aiutare a prevenire le lesioni della cartilagine di accrescimento.[4]
Un allenamento adeguato nella meccanica sportiva e il mantenimento di una buona forza muscolare in tutto il corpo possono ridurre lo stress sulle cartilagini di accrescimento. Poiché il lancio e altri movimenti atletici sono movimenti che coinvolgono l’intero corpo, garantire una forza adeguata e una tecnica corretta è essenziale. Genitori, allenatori e operatori sanitari dovrebbero essere consapevoli dei rischi associati alle attività ripetitive sopra la testa e incoraggiare l’allenamento incrociato e i periodi di riposo.[4]
L’identificazione precoce e la gestione dei disturbi endocrini possono anche svolgere un ruolo preventivo. I bambini che presentano sintomi suggestivi di problemi tiroidei o altri problemi ormonali dovrebbero essere valutati e trattati in modo appropriato. Per i bambini con fattori di rischio come precedente radioterapia, chemioterapia o malattia renale cronica, il monitoraggio regolare e la consapevolezza dei segni di lesione della cartilagine di accrescimento sono importanti.[2]
I genitori e i caregiver dovrebbero essere vigili per i segni di zoppia, dolore alle gambe o difficoltà a camminare nei bambini, in particolare durante i periodi di crescita rapida. Cercare assistenza medica tempestivamente quando questi sintomi si verificano può prevenire complicazioni e garantire un trattamento adeguato. Il riconoscimento precoce di una lesione della cartilagine di accrescimento consente un intervento tempestivo, che è cruciale per i migliori risultati.[1]
Fisiopatologia
La fisiopatologia dell’epifisiolisi coinvolge l’interruzione del normale processo di crescita e sviluppo a livello della cartilagine di accrescimento. La cartilagine di accrescimento, o fisi, si trova tra la parte allargata del corpo dell’osso, chiamata metafisi, e l’estremità dell’osso, conosciuta come epifisi. Nei bambini, quest’area di cartilagine in via di sviluppo è più debole dell’osso maturo circostante, rendendola più suscettibile alle lesioni dovute alle forze meccaniche.[1]
La cartilagine di accrescimento è costituita da strati di cellule cartilaginee in diverse fasi di maturazione. Prima si verifica la lesione all’interno di questi strati, maggiore è il rischio di complicazioni. La regione ipertrofica, dove le cellule sono ingrandite ma non ancora completamente trasformate in tessuto osseo, è il sito più comune di lesione a causa della sua debolezza strutturale. Quando si verifica stress o trauma, la cartilagine di accrescimento può separarsi, completamente o parzialmente, dall’osso.[1]
Nello Scivolamento dell’Epifisi Femorale Prossimale, il meccanismo più probabile per lo scivolamento cronico è la rotazione dell’epifisi sulla metafisi a seguito di forze di torsione. Le alterazioni strutturali anatomiche che si verificano durante l’adolescenza sono responsabili della maggiore incidenza della malattia in questa fascia di età. Durante la crescita rapida, la cartilagine di accrescimento si allarga e diventa temporaneamente più debole, in combinazione con cambiamenti ormonali che influenzano la struttura ossea.[5][3]
Le forme del femore e dell’acetabolo, come la retroversione dell’acetabolo o della testa femorale, possono aumentare le forze di taglio meccaniche attraverso la fisi, portando allo scivolamento. I disturbi metabolici endocrini promuovono cambiamenti nella microstruttura della cartilagine di accrescimento aumentando lo spessore dello strato ipertrofico, consentendo lo scivolamento anche in età in cui normalmente non si verificherebbe.[2][5]
La circolazione sanguigna della cartilagine di accrescimento è scarsa, e le lesioni possono danneggiare i piccoli vasi che alimentano l’area di crescita. Questo compromesso vascolare può portare a complicazioni come la necrosi avascolare, dove il tessuto osseo muore a causa della mancanza di afflusso di sangue. Altre potenziali complicazioni includono disuguaglianze nella lunghezza degli arti, ritardo della crescita, malunione, deformità angolari e formazione di ponti ossei nella cartilagine di accrescimento. Un ponte osseo, o barra fisaria, può causare un arresto della crescita parziale o completo, portando a deformità o lunghezze disuguali degli arti.[1]
La classificazione dell’epifisiolisi viene comunemente effettuata utilizzando il sistema Salter-Harris, che categorizza le lesioni in base al modello di frattura attraverso la cartilagine di accrescimento e l’osso circostante. Il tipo I comporta la separazione a livello della cartilagine di accrescimento senza coinvolgimento delle estremità ossee. Il tipo II, il modello più comune, include un frammento metafisario attaccato all’epifisi. Il tipo III coinvolge l’epifisi e si estende nell’articolazione. Il tipo IV attraversa la cartilagine di accrescimento, la metafisi e l’epifisi. Il tipo V è una lesione da compressione della cartilagine di accrescimento. I tassi di complicanze generalmente aumentano negli stadi avanzati man mano che la lesione si avvicina alla regione germinale dove si formano nuove cellule ossee.[1]
Diagnostica
La diagnosi di epifisiolisi inizia con una valutazione clinica approfondita. Il medico raccoglierà prima un’anamnesi medica dettagliata, chiedendo quando è iniziato il dolore, quali attività lo hanno preceduto, se c’è stata una lesione specifica e come sono progrediti i sintomi. Comprendere il meccanismo della lesione fornisce indizi preziosi sul tipo e sulla gravità della lesione alla cartilagine di accrescimento.[7]
Durante l’esame fisico, il medico cercherà diversi segni chiave. La deformità visibile dell’arto colpito, il gonfiore localizzato e l’aumento del dolore quando l’area viene toccata sono segni comuni di una lesione alla cartilagine di accrescimento. Il bambino potrebbe non essere in grado di caricare il peso sull’arto colpito o potrebbe manifestare una zoppia. Nei problemi alla cartilagine di accrescimento dell’anca, la gamba colpita può apparire più corta dell’altra, oppure la gamba può ruotare verso l’esterno quando il bambino cammina o sta in piedi.[8]
Esami di Imaging
Le radiografie sono il primo e più importante strumento di imaging utilizzato per diagnosticare le lesioni alla cartilagine di accrescimento. Le immagini radiografiche standard forniscono informazioni sufficienti per la diagnosi e la pianificazione del trattamento nella maggior parte dei casi. Poiché le cartilagini di accrescimento appaiono come linee scure sulle radiografie, le fratture o le separazioni in queste aree possono spesso essere identificate. Tuttavia, alcune lesioni alla cartilagine di accrescimento sono sottili e potrebbero non essere immediatamente visibili sulle radiografie.[9]
Quando si sospetta una lesione alla cartilagine di accrescimento ma le radiografie appaiono normali, i medici spesso eseguono immagini comparative del lato non lesionato del corpo. Confrontare l’arto lesionato con l’arto sano può rivelare differenze sottili che indicano una frattura.[10]
In alcuni casi, le radiografie standard non sono sufficienti per caratterizzare completamente la lesione. Quando le fratture sono complesse, coinvolgono più frammenti, si estendono nello spazio articolare o mostrano un dislocamento significativo, può essere ordinata una TAC (tomografia computerizzata). Le scansioni TAC forniscono immagini trasversali dettagliate che aiutano i medici a comprendere l’anatomia esatta della frattura.[11]
La risonanza magnetica (RM) è un altro prezioso strumento diagnostico, specialmente per rilevare lesioni che non appaiono sulle radiografie. La RM può identificare fratture nascoste nei pazienti con risultati radiografici normali che hanno ancora dolore significativo e segni clinici di lesione. Inoltre, la RM può visualizzare i tessuti molli come il periostio, i legamenti e i tendini che potrebbero essere intrappolati nella cartilagine di accrescimento.[12]
Sistemi di Classificazione
Una volta identificata una lesione alla cartilagine di accrescimento, i medici la classificano secondo sistemi consolidati per guidare le decisioni terapeutiche. La classificazione più comunemente utilizzata è il sistema di Salter-Harris, che divide le lesioni alla cartilagine di accrescimento in diversi tipi in base a come la linea di frattura si estende attraverso l’osso e la cartilagine di accrescimento.[13]
Le lesioni di tipo I secondo Salter-Harris comportano la separazione della cartilagine di accrescimento stessa senza alcuna frattura che si estenda nell’osso circostante. Le lesioni di tipo II, il pattern più comune, includono un pezzo triangolare di osso attaccato alla cartilagine di accrescimento separata. Le lesioni di tipo III e tipo IV si estendono nella superficie articolare e attraverso sia la cartilagine di accrescimento che l’osso circostante. Le lesioni di tipo V comportano lo schiacciamento della cartilagine di accrescimento.[14]
Trattamento
Quando un bambino subisce un’epifisiolisi, gli obiettivi principali del trattamento riguardano la protezione della delicata cartilagine di accrescimento, l’area situata vicino alle estremità delle ossa lunghe responsabile della crescita ossea. Il trattamento mira a prevenire ulteriori scivolamenti dei frammenti ossei, ripristinare il corretto allineamento quando necessario e ridurre al minimo il rischio di complicazioni che potrebbero influenzare la futura crescita dell’osso.[15][16]
Le decisioni terapeutiche dipendono fortemente da diversi fattori, tra cui la gravità della lesione, quale osso è interessato, l’età del bambino e quanta crescita residua rimane. In alcuni casi, la lesione può essere così lieve da risultare appena visibile alle radiografie e richiedere solo una semplice immobilizzazione. In altre situazioni, specialmente quando i frammenti ossei sono significativamente spostati o quando è coinvolta la superficie articolare, diventa necessario l’intervento chirurgico.[17][18]
Metodi di Trattamento Conservativo Standard
Per molti casi di epifisiolisi, specialmente quelli classificati come Salter-Harris tipo I e II, il trattamento conservativo senza chirurgia rappresenta l’approccio di prima linea. Questo comporta tipicamente una procedura chiamata riduzione chiusa, in cui il medico manipola delicatamente i frammenti ossei riportandoli al corretto allineamento senza effettuare incisioni chirurgiche. Questa manipolazione viene eseguita mentre il bambino è sotto sedazione o anestesia.[19][20]
Una volta che i frammenti ossei sono correttamente allineati, l’area lesionata viene immobilizzata utilizzando un gesso o una stecca. La durata dell’immobilizzazione varia a seconda della posizione e della gravità della lesione, ma generalmente va da diverse settimane ad alcuni mesi. Le ossa dei bambini guariscono notevolmente più velocemente delle ossa degli adulti, il che significa che il tempo di ingessatura è spesso più breve.[21][22]
Le visite di follow-up regolari e le radiografie sono essenziali durante il periodo di guarigione. I medici devono monitorare se i frammenti ossei mantengono la loro corretta posizione all’interno del gesso, poiché lo spostamento può verificarsi nella prima o seconda settimana dopo la lesione.[22][23]
Opzioni di Trattamento Chirurgico
Quando il trattamento conservativo non è adatto o quando la lesione comporta uno spostamento significativo, un’interruzione della superficie articolare o instabilità, diventa necessario l’intervento chirurgico. La tecnica chirurgica più comune per l’epifisiolisi è la fissazione con dispositivi metallici, tipicamente fili (chiamati fili di Kirschner o K-wire) o viti.[24][20]
Per le lesioni di tipo Salter-Harris II in varie posizioni come il femore distale (vicino al ginocchio), la fibula distale (caviglia) e la tibia prossimale, i chirurghi possono eseguire una riduzione chiusa con fissazione mediante fili di Kirschner. In questa procedura, il medico manipola prima i frammenti ossei nella corretta posizione senza effettuare grandi incisioni, quindi inserisce sottili fili metallici attraverso piccole perforazioni nella pelle.[20]
Quando la riduzione chiusa si rivela infruttuosa, è necessaria una riduzione chirurgica aperta. Durante la chirurgia aperta, il chirurgo effettua un’incisione per visualizzare direttamente il sito della frattura, rimuovere eventuali tessuti interposti e allineare con precisione i frammenti ossei prima di fissarli con viti, fili o occasionalmente placche.[19][20]
Nei casi di epifisiolisi della testa del femore (SCFE), che colpisce l’articolazione dell’anca negli adolescenti, il trattamento chirurgico standard prevede il fissaggio in situ. Questa tecnica utilizza una singola vite inserita attraverso il collo del femore nella testa femorale per prevenire ulteriori scivolamenti della cartilagine di accrescimento.[17][18]
Gestione del Recupero
Dopo il trattamento, sia conservativo che chirurgico, il processo di recupero richiede attenzione accurata e adesione alle istruzioni mediche. I bambini sono generalmente incoraggiati a muovere l’arto interessato quanto il dolore permette, entro i limiti del gesso o del fissatore esterno. Il movimento aiuta a prevenire la rigidità articolare e l’atrofia muscolare.[22]
La gestione del dolore è un aspetto importante del recupero. I medici prescrivono tipicamente farmaci antidolorifici appropriati per i bambini, che possono includere paracetamolo o ibuprofene per il dolore da lieve a moderato. L’applicazione di ghiaccio sull’area interessata può anche aiutare a ridurre dolore e gonfiore nei primi giorni dopo la lesione o l’intervento chirurgico.
La complicazione più grave dell’epifisiolisi è l’arresto della crescita, dove la cartilagine di accrescimento smette di funzionare correttamente e l’osso smette di crescere normalmente. Questo può risultare in differenze di lunghezza degli arti o deformità angolari. Il rilevamento precoce attraverso radiografie di follow-up regolari è essenziale.[22][23]
Prognosi e Vita con la Malattia
Comprendere la Prognosi
Quando un bambino subisce un’epifisiolisi, le famiglie naturalmente si preoccupano per ciò che riserverà il futuro. La prognosi per questa condizione dipende da diversi fattori, tra cui la gravità della lesione, la localizzazione della frattura e la rapidità con cui inizia il trattamento.[25]
Le prospettive per i bambini con epifisiolisi variano considerevolmente in base al tipo e alla gravità della lesione. La ricerca mostra che il tasso di complicazioni per le lesioni della cartilagine di accrescimento varia tra il 5% e il 10%, il che significa che la stragrande maggioranza dei bambini recupera senza problemi a lungo termine.[22]
Per i casi più lievi, in particolare quelli che coinvolgono semplici separazioni della cartilagine di accrescimento senza significativo spostamento o coinvolgimento della superficie articolare, la prognosi è generalmente eccellente. Molti bambini trattati tempestivamente con metodi appropriati ritornano a una funzionalità completa senza differenze evidenti nella lunghezza o nell’allineamento degli arti. Studi che hanno seguito i pazienti per molti anni hanno dimostrato che oltre il 90% riporta sollievo dal dolore ed evita procedure importanti come la sostituzione articolare.[26]
I casi più gravi presentano sfide maggiori. Quando la lesione coinvolge la superficie articolare o causa uno spostamento significativo, il rischio di complicazioni aumenta. Una delle preoccupazioni a lungo termine più importanti è lo sviluppo di artrosi precoce, un deterioramento della cartilagine articolare che potrebbe non diventare evidente fino alla quarta o quinta decade di vita.[26]
Quando l’epifisiolisi colpisce l’anca, le prospettive a lungo termine richiedono un’attenzione particolare. Studi con periodi di follow-up che si estendono fino a 41 anni hanno scoperto che circa il 30% dei pazienti sviluppa un certo grado di artrosi entro 20 anni dalla lesione.[26]
Come si Sviluppa l’Epifisiolisi Senza Trattamento
Comprendere cosa succede quando l’epifisiolisi non viene trattata aiuta a spiegare perché le cure mediche tempestive sono così essenziali. Quando si verifica una frattura della cartilagine di accrescimento e rimane non trattata, la porzione separata o scivolata dell’osso non ritorna naturalmente alla sua posizione corretta. Senza trattamento, le forze che agiscono sull’osso durante le normali attività possono causare uno spostamento maggiore della frattura nel tempo.[17]
In condizioni come l’epifisiolisi femorale prossimale che colpisce l’anca, la progressione naturale comporta lo scivolamento graduale della porzione sferica dell’articolazione dell’anca verso il basso e all’indietro dal collo dell’osso della coscia. Senza intervento chirurgico per fermare questo scivolamento, la deformità peggiora progressivamente.[27]
Mentre un’epifisiolisi non trattata continua, il corpo tenta di guarire la lesione, ma senza un corretto allineamento, questo processo di guarigione può peggiorare le cose. L’osso può guarire in una posizione scorretta, risultando in una deformità permanente. Inoltre, il tessuto cicatriziale e la formazione ossea anomala possono svilupparsi attraverso la cartilagine di accrescimento, creando un ponte osseo o barra fisaria che impedisce un’ulteriore crescita.[22]
Possibili Complicazioni
Una delle complicazioni più gravi è la necrosi avascolare, chiamata anche osteonecrosi, in cui l’apporto di sangue all’osso colpito viene interrotto. Questo porta alla morte del tessuto osseo e può causare dolore severo, limitare il movimento e portare al collasso della struttura ossea.[18]
La disuguaglianza nella lunghezza degli arti rappresenta un’altra complicazione significativa. Quando una cartilagine di accrescimento viene danneggiata, può smettere completamente di produrre nuovo osso, oppure può crescere a un ritmo più lento rispetto alla cartilagine di accrescimento nell’osso corrispondente sul lato opposto del corpo.[22]
Le deformità angolari possono svilupparsi quando solo una parte della cartilagine di accrescimento è danneggiata o quando si forma un ponte osseo attraverso un lato della cartilagine di accrescimento. Mentre il bambino continua a crescere, la porzione non danneggiata della cartilagine di accrescimento continua a produrre nuovo osso mentre l’area danneggiata non lo fa, causando la graduale curvatura dell’osso.[22]
Effetti sulla Vita Quotidiana
Vivere con l’epifisiolisi e recuperare dal suo trattamento influenza molti aspetti della vita quotidiana di un bambino. Le limitazioni fisiche durante la fase iniziale del trattamento possono essere significative. Quando un bambino ha bisogno di un’ingessatura o di una fissazione chirurgica per una frattura della cartilagine di accrescimento, tipicamente non può partecipare alle sue attività abituali per un periodo di tempo.[20]
Per i giovani atleti, la diagnosi di epifisiolisi spesso significa allontanarsi dal loro sport durante un momento cruciale del loro sviluppo. Questa pausa dalla competizione può essere frustrante, specialmente per i bambini che si identificano fortemente con le loro attività atletiche.[28]
L’impatto emotivo e psicologico di affrontare una lesione significativa durante l’infanzia o l’adolescenza non dovrebbe essere sottovalutato. I bambini possono sperimentare frustrazione per non essere in grado di fare cose che i loro amici possono fare, ansia riguardo al processo di guarigione e tristezza per aver perso eventi o attività importanti.[29]
Studi Clinici in Corso
L’epifisiolisi e altre patologie dell’anca pediatrica rappresentano condizioni che richiedono spesso interventi chirurgici complessi. Attualmente è in corso uno studio clinico che valuta l’efficacia dell’acido tranexamico nel ridurre la perdita ematica durante gli interventi di chirurgia dell’anca nei bambini affetti da queste condizioni.
Attualmente, nel database delle sperimentazioni cliniche è presente 1 studio clinico attivo dedicato all’epifisiolisi e condizioni correlate dell’anca pediatrica. Questo studio si concentra specificamente sulla riduzione della perdita ematica durante gli interventi chirurgici, un aspetto cruciale nella gestione di questi giovani pazienti.
Studio sull’acido tranexamico
Questo studio clinico, condotto nei Paesi Bassi, si concentra su diverse condizioni che colpiscono l’anca nei bambini, tra cui l’epifisiolisi, la malattia di Legg-Calvé-Perthes e la displasia evolutiva dell’anca. L’obiettivo principale è valutare se l’acido tranexamico, un farmaco emostatico, possa ridurre efficacemente la quantità di sangue perso durante gli interventi di chirurgia dell’anca nei pazienti pediatrici.
I partecipanti allo studio vengono assegnati casualmente a ricevere acido tranexamico o placebo somministrato per via endovenosa prima dell’inizio della chirurgia. Durante lo studio, i medici monitorano attentamente la quantità di sangue perso durante l’intervento e il recupero post-operatorio dei pazienti.
Criteri di Inclusione
Possono partecipare allo studio i pazienti che soddisfano i seguenti requisiti:
- Età compresa tra 1 e 18 anni
- Necessità di un intervento chirurgico all’anca che preveda osteotomia femorale prossimale, osteotomia pelvica o entrambi
- Consenso informato del genitore o tutore legale
Criteri di Esclusione
Non possono partecipare i pazienti con:
- Storia di disturbi della coagulazione del sangue
- Terapia anticoagulante in corso
- Allergie note all’acido tranexamico
- Gravi problemi renali
- Storia di convulsioni o epilessia
- Partecipazione ad altri studi clinici
Per le famiglie di bambini affetti da epifisiolisi che richiedono interventi chirurgici, la partecipazione a questo tipo di studio clinico può rappresentare un’opportunità per contribuire al progresso della conoscenza medica e accedere a trattamenti innovativi sotto stretto monitoraggio medico.











