Comprendere la Mucopolisaccaridosi di tipo III
La Mucopolisaccaridosi di tipo III (MPS III), nota anche come sindrome di Sanfilippo, è una rara malattia ereditaria caratterizzata da una carenza di enzimi lisosomiali responsabili della degradazione dei glicosaminoglicani (GAG). Questo porta al loro accumulo, causando danni progressivi, in particolare al sistema nervoso centrale (SNC)[1]. Nonostante sia uno dei sottotipi più comuni di MPS, attualmente non esiste un trattamento approvato che modifichi il decorso della MPS III[3].
Strategie di trattamento attuali
L’obiettivo principale delle attuali strategie di trattamento per la MPS III è la gestione dei sintomi e il miglioramento della qualità della vita dei pazienti. Questo comporta un approccio multidisciplinare per affrontare i vari problemi multisistemici che si manifestano nel tempo[1]. Le cure di supporto rimangono il cardine della terapia, poiché non è disponibile alcun trattamento specifico per la causa sottostante[2].
Terapia enzimatica sostitutiva (ERT)
La terapia enzimatica sostitutiva (ERT) prevede la somministrazione di un enzima funzionale ricombinante alle cellule carenti. Mentre l’ERT ha mostrato risultati promettenti nel migliorare la mobilità articolare, la funzione respiratoria e nel ridurre i volumi di fegato e milza in altri tipi di MPS, la sua efficacia nella MPS III è limitata a causa dell’incapacità degli enzimi di attraversare la barriera emato-encefalica[1][2]. Tuttavia, si stanno esplorando metodi di somministrazione alternativi, come le iniezioni intratecali (IT), per mirare più efficacemente al SNC[1].
Terapia genica
La terapia genica è un approccio promettente che prevede la somministrazione di DNA complementare normale alle cellule affette utilizzando vettori virali. Questa strategia mira a correggere il difetto genetico sottostante e ha mostrato potenzialità nei modelli animali[3]. Sono in corso studi clinici per valutare la sicurezza e l’efficacia della terapia genica nei pazienti con MPS III[1].
Terapia di riduzione del substrato (SRT)
La terapia di riduzione del substrato (SRT) mira a diminuire la biosintesi dei GAG, riducendo così il loro accumulo tossico. La genisteina, un fitoestrogeno, ha dimostrato l’inibizione della sintesi dei GAG in modelli in vitro e in vivo, mostrando promesse come potenziale trattamento[2]. La ricerca in corso è focalizzata sull’ottimizzazione della SRT per migliori risultati clinici[3].
Direzioni future e sfide
Nonostante i progressi nello sviluppo di terapie per la MPS III, rimangono sfide significative. La necessità di una diagnosi precoce e lo sviluppo di trattamenti efficaci mirati al SNC sono critici[1]. La combinazione di diversi approcci terapeutici, come ERT, terapia genica e SRT, potrebbe essere necessaria per migliorare i risultati e prolungare la sopravvivenza dei pazienti[3].