Questo articolo presenta informazioni dettagliate sugli studi clinici attualmente in corso per il sopraslivellamento del segmento ST dell’elettrocardiogramma, una condizione associata a un tipo grave di infarto del miocardio. Sono disponibili informazioni su 1 studio clinico che sta valutando nuovi approcci terapeutici per migliorare la funzione cardiaca dopo un infarto.
Studi Clinici in Corso per il Sopraslivellamento del Segmento ST dell’Elettrocardiogramma
Il sopraslivellamento del segmento ST dell’elettrocardiogramma è un reperto caratteristico dell’infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI), una forma grave di attacco cardiaco in cui un’arteria principale del cuore risulta completamente bloccata. Questa condizione richiede un intervento medico immediato per ripristinare il flusso sanguigno e minimizzare i danni al muscolo cardiaco. Attualmente è disponibile 1 studio clinico che sta esplorando nuove opzioni terapeutiche per migliorare il recupero cardiaco dopo questo tipo di evento.
Studio Clinico Disponibile
Studio sul Rituximab per Pazienti con Infarto Miocardico Acuto
Località: Repubblica Ceca, Cechia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna
Questo studio clinico si concentra sulla valutazione degli effetti del farmaco rituximab in pazienti che hanno subito un infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI). Lo STEMI è una condizione grave in cui un’arteria principale del cuore è bloccata, causando danni significativi al muscolo cardiaco. L’obiettivo dello studio è confrontare gli effetti di una singola iniezione di rituximab rispetto a un placebo sulla funzione cardiaca sei mesi dopo l’infarto.
I partecipanti allo studio riceveranno rituximab o un placebo attraverso un’infusione endovenosa, il che significa che il farmaco viene somministrato direttamente nel flusso sanguigno attraverso una vena. Lo studio prevede anche l’uso di altri farmaci come paracetamolo, clemastina, clorfeniramina maleato, metilprednisolone e cloruro di sodio come parte del processo terapeutico. Questi farmaci sono comunemente utilizzati per gestire i sintomi e supportare il trattamento.
Lo studio monitorerà la capacità di pompaggio del cuore, nota come frazione di eiezione ventricolare sinistra, utilizzando una tecnica di imaging speciale chiamata CMR (Risonanza Magnetica Cardiaca) sei mesi dopo l’infarto. Durante lo studio verranno condotte valutazioni aggiuntive per misurare l’estensione dell’infarto, la presenza di edema nel tessuto cardiaco e potenziali effetti collaterali correlati al trattamento.
Criteri di Inclusione
- Età superiore ai 18 anni, senza limite massimo di età
- Le donne devono essere in menopausa (senza mestruazioni da oltre 2 anni) oppure aver subito un’isterectomia (intervento chirurgico per rimuovere l’utero) e/o ooforectomia bilaterale (intervento per rimuovere entrambe le ovaie)
- Evidenza clinica di un infarto miocardico anteriore con sopraslivellamento del tratto ST, con sintomi di attacco cardiaco e un elettrocardiogramma (ECG) che mostri specifiche alterazioni dell’attività cardiaca
- Occlusione completa dell’arteria coronaria discendente anteriore sinistra visibile all’imaging cardiaco d’urgenza
- Sintomi iniziati entro 48 ore prima dell’intervento coronarico percutaneo primario (PPCI) programmato
- Possibilità di eseguire il PPCI entro 2 ore dalla diagnosi ECG
- Possibilità di iniziare l’infusione del rituximab entro 3 ore dopo il PPCI
- Consenso informato scritto fornito dal paziente
Criteri di Esclusione
- Pazienti che non hanno avuto un infarto miocardico acuto
- Pazienti che non hanno avuto un infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI)
- Pazienti al di fuori della fascia d’età specificata per lo studio
- Pazienti appartenenti a popolazioni vulnerabili che potrebbero necessitare di protezione o cure speciali
Farmaco Sperimentale
Rituximab è un anticorpo monoclonale che agisce colpendo specifiche cellule del sistema immunitario. In questo studio viene somministrato come singola iniezione con l’obiettivo di valutare se possa aiutare il cuore a pompare il sangue in modo più efficace dopo un infarto. Il rituximab potrebbe contribuire a ridurre l’infiammazione e i danni al tessuto cardiaco. Sebbene sia un farmaco già utilizzato per altre condizioni mediche, il suo impiego nell’infarto miocardico è ancora in fase di investigazione clinica.
Fasi dello Studio
Quando un paziente entra nello studio, deve fornire il proprio consenso informato scritto, confermando di aver compreso e accettato di partecipare alla ricerca. Successivamente, riceverà una singola infusione di rituximab o placebo entro 3 ore dall’intervento coronarico percutaneo primario (PPCI), la procedura utilizzata per riaprire l’arteria bloccata.
La funzione cardiaca verrà monitorata mediante risonanza magnetica cardiaca (CMR) a 6 mesi per valutare l’effetto del trattamento sulla capacità del cuore di pompare sangue. Valutazioni aggiuntive verranno effettuate tra il giorno 3 e il giorno 7 dopo il trattamento iniziale, includendo la misurazione dell’estensione dell’infarto, del grado di edema nel tessuto cardiaco e di altri fattori correlati.
Al termine dello studio, la funzione cardiaca verrà nuovamente valutata mediante CMR per determinare gli effetti a lungo termine del trattamento. Eventuali effetti collaterali o eventi avversi correlati al trattamento verranno registrati e valutati durante tutto il periodo dello studio.
Informazioni sulla Condizione
L’infarto miocardico acuto si verifica quando il flusso sanguigno verso una parte del cuore viene bloccato per un tempo sufficiente a danneggiare o causare la morte del tessuto muscolare cardiaco. È comunemente noto come attacco cardiaco. Il blocco è solitamente causato da un accumulo di grasso, colesterolo e altre sostanze che formano una placca nelle arterie che alimentano il cuore. Quando la placca si rompe, si forma un coagulo di sangue che può bloccare completamente l’arteria, privando il muscolo cardiaco di ossigeno e nutrienti.
L’infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) è una forma grave di attacco cardiaco caratterizzata da un’interruzione prolungata del flusso sanguigno che colpisce un’ampia area del muscolo cardiaco. È identificato da un pattern specifico sull’elettrocardiogramma (ECG) noto come sopraslivellamento del segmento ST. Questo tipo di infarto indica che una porzione significativa del muscolo cardiaco è a rischio di danno. Il blocco dell’arteria coronaria è spesso completo, portando a danni più estesi del muscolo cardiaco. La capacità di pompaggio del cuore può essere significativamente compromessa e il rischio di complicazioni è più elevato rispetto ad altri tipi di infarti. È fondamentale un intervento medico immediato per ripristinare il flusso sanguigno e minimizzare i danni cardiaci.
Riepilogo
Attualmente è disponibile 1 studio clinico per il trattamento del sopraslivellamento del segmento ST dell’elettrocardiogramma, condotto in diversi paesi europei tra cui Repubblica Ceca, Francia, Germania, Paesi Bassi e Spagna. Lo studio si concentra sull’utilizzo del rituximab, un anticorpo monoclonale, per migliorare la funzione cardiaca dopo un infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST.
L’approccio innovativo di questo studio consiste nell’utilizzare un farmaco immunomodulatore per ridurre potenzialmente l’infiammazione e i danni al tessuto cardiaco dopo un infarto. Il rituximab viene somministrato come singola infusione entro 3 ore dall’intervento di riapertura dell’arteria bloccata, con l’obiettivo di valutare il suo impatto sulla capacità di recupero del cuore.
È importante notare che questo trattamento è ancora in fase sperimentale e i suoi benefici per i pazienti con STEMI non sono ancora stati definitivamente stabiliti. Lo studio utilizza metodi di imaging avanzati come la risonanza magnetica cardiaca per monitorare accuratamente i cambiamenti nella funzione cardiaca nel tempo.
I pazienti interessati a partecipare a questo studio devono soddisfare criteri specifici, inclusa la diagnosi di infarto anteriore con sopraslivellamento del tratto ST e la possibilità di ricevere il trattamento sperimentale entro le tempistiche stabilite dal protocollo. La ricerca in questo campo è fondamentale per sviluppare nuove strategie terapeutiche che possano migliorare la prognosi e la qualità di vita dei pazienti colpiti da questa grave condizione cardiaca.











