L’occlusione dell’arteria coronaria si verifica quando un’arteria del cuore è completamente bloccata per un periodo prolungato. Attualmente sono in corso 2 studi clinici che valutano nuovi approcci diagnostici e terapeutici per i pazienti con questa condizione. Questi studi si concentrano sul miglioramento delle tecniche di imaging cardiaco e sull’ottimizzazione della terapia antiaggregante dopo l’intervento.
Studi Clinici in Corso sull’Occlusione dell’Arteria Coronaria
L’occlusione totale cronica dell’arteria coronaria è una condizione grave in cui un’arteria del cuore è completamente bloccata per un periodo prolungato, generalmente oltre tre mesi. Questa ostruzione impedisce il normale flusso sanguigno attraverso l’arteria, riducendo l’apporto di ossigeno al muscolo cardiaco. Nel tempo, il cuore può sviluppare percorsi alternativi, noti come circolazione collaterale, per aggirare il blocco, ma questi potrebbero non essere sufficienti a soddisfare le esigenze di ossigeno del cuore, specialmente durante lo sforzo fisico.
Attualmente sono disponibili 2 studi clinici che stanno indagando nuovi metodi per diagnosticare e trattare questa condizione. Questi studi si concentrano sul miglioramento delle tecniche di imaging per valutare la salute del muscolo cardiaco e sull’ottimizzazione della durata della terapia antiaggregante dopo gli interventi di angioplastica coronarica.
Studi Clinici Disponibili
Studio su Teofillina, Acido Gadoterico e Regadenoson per Pazienti con Occlusione Totale Cronica dell’Arteria Coronaria
Localizzazione: Spagna
Questo studio clinico si concentra sulla valutazione dell’efficacia di diverse tecniche di imaging nel rilevare la salute del muscolo cardiaco e i problemi di flusso sanguigno nei pazienti con occlusione totale cronica dell’arteria coronaria. I metodi di imaging utilizzati includono l’angiografia TC coronarica, l’imaging di perfusione miocardica e la risonanza magnetica cardiaca sotto stress. Queste tecniche aiutano i medici a visualizzare quanto bene il sangue fluisce verso il cuore e se ci sono aree del muscolo cardiaco che non ricevono sufficiente sangue.
Durante lo studio, i partecipanti riceveranno iniezioni di diverse sostanze per facilitare l’imaging. Queste includono la teofillina anidra, utilizzata per aiutare ad aprire le vie aeree nei polmoni, l’acido gadoterico, un agente di contrasto che aiuta a rendere i vasi sanguigni e i tessuti più visibili nelle scansioni di risonanza magnetica, e il regadenoson, un farmaco che aiuta ad allargare i vasi sanguigni del cuore.
Criteri di inclusione: Possono partecipare i pazienti che hanno un’occlusione totale cronica in un’arteria coronaria nativa, hanno almeno 18 anni, il vaso sanguigno oltre il blocco ha un diametro di almeno 2,5 mm, sono in grado di fornire il consenso informato e sono disposti a seguire il protocollo di follow-up dello studio.
Criteri di esclusione: Non possono partecipare i pazienti con una condizione cardiaca diversa dall’occlusione totale cronica, quelli che non rientrano nella fascia d’età specificata, o che appartengono a popolazioni vulnerabili non incluse nello studio.
Lo studio prevede una valutazione iniziale, seguita da imaging di risonanza magnetica cardiaca di base, uno studio di tomografia computerizzata, la somministrazione dei farmaci menzionati, una risonanza magnetica cardiaca di follow-up a 6 mesi e una valutazione fisiologica invasiva. Lo studio dovrebbe concludersi entro il 1° dicembre 2025.
Studio sulla Durata della Terapia Antiaggregante Doppia per Pazienti con Occlusione Cronica dell’Arteria Coronaria Utilizzando Clopidogrel e D,L-Lisina Acetilsalicilato
Localizzazione: Francia
Questo studio clinico indaga gli effetti di due diverse durate di un trattamento chiamato terapia antiaggregante doppia (DAPT). Questa terapia prevede l’uso di due farmaci per prevenire la formazione di coaguli di sangue. I farmaci studiati sono il Clopidogrel, una compressa rivestita con film, e il Kardegic, una soluzione orale contenente D,L-Lisina Acetilsalicilato, che è una forma di aspirina.
Lo scopo dello studio è confrontare l’efficacia di una durata breve di DAPT, di 1 mese, con la durata abituale più lunga di 6-12 mesi. Lo studio mira a verificare come queste diverse durate influenzino l’insorgenza di eventi avversi, come sanguinamento o eventi ischemici, che sono problemi causati da un ridotto flusso sanguigno, durante un periodo di 12 mesi. I pazienti che hanno subito con successo una procedura chiamata angioplastica coronarica per la loro arteria bloccata faranno parte di questo studio.
Criteri di inclusione: Possono partecipare i pazienti che hanno avuto un impianto di stent coronarico di successo, sono in grado di assumere aspirina a lungo termine, necessitano di terapia antiaggregante doppia, fanno parte del sistema di previdenza sociale, hanno firmato il consenso informato e hanno più di 18 anni.
Criteri di esclusione: Non possono partecipare i pazienti con un’arteria coronaria cronicamente occlusa, quelli che non rientrano nella fascia d’età specificata o che fanno parte di popolazioni vulnerabili.
I partecipanti allo studio saranno assegnati casualmente a ricevere una durata breve o lunga di DAPT. Saranno monitorati nel corso di un anno per tracciare eventuali eventi avversi, come sanguinamento o problemi cardiaci, e per valutare la loro salute generale e qualità della vita. Lo studio valuterà anche i costi associati a ciascuna durata del trattamento e quanto bene i pazienti aderiscono al loro regime farmacologico.
Riepilogo
Gli studi clinici attualmente in corso sull’occlusione dell’arteria coronaria stanno affrontando due aspetti fondamentali della gestione di questa condizione: il miglioramento delle tecniche diagnostiche e l’ottimizzazione della terapia post-procedurale.
Lo studio spagnolo si concentra sull’utilizzo di tecnologie di imaging avanzate per valutare meglio la viabilità del muscolo cardiaco e il flusso sanguigno nei pazienti con occlusione totale cronica. L’uso combinato di angiografia TC, imaging di perfusione e risonanza magnetica cardiaca sotto stress, insieme a farmaci specifici, potrebbe fornire informazioni preziose per migliorare la diagnosi e il trattamento di questi pazienti.
Lo studio francese, invece, affronta una questione clinica importante: la durata ottimale della terapia antiaggregante doppia dopo l’impianto di stent. Determinare se una durata più breve di 1 mese sia sicura ed efficace quanto il trattamento standard di 6-12 mesi potrebbe avere implicazioni significative per ridurre il rischio di sanguinamento mantenendo al contempo la protezione contro gli eventi ischemici.
Entrambi gli studi rappresentano importanti progressi nella comprensione e nel trattamento dell’occlusione totale cronica dell’arteria coronaria, una condizione che continua a rappresentare una sfida significativa nella cardiologia moderna.












