Mucopolisaccaridosi III – Diagnostica

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La diagnosi della Mucopolisaccaridosi di tipo III richiede una combinazione di valutazione clinica, esami di laboratorio e analisi genetiche per identificare la specifica carenza enzimatica che causa questa rara condizione ereditaria.

Introduzione: Quando Richiedere Esami Diagnostici

Riconoscere quando un bambino necessita di esami diagnostici per la Mucopolisaccaridosi di tipo III (chiamata anche MPS III o sindrome di Sanfilippo) può essere difficile perché i neonati appaiono tipicamente sani alla nascita. Questa rara condizione genetica non mostra segni evidenti durante i primi mesi di vita, il che spesso porta a un ritardo nella diagnosi. Tuttavia, i genitori e gli operatori sanitari dovrebbero considerare gli esami diagnostici quando compaiono determinati segnali d’allarme durante la prima infanzia.[1]

I bambini che mostrano ritardi nello sviluppo, in particolare nell’acquisizione del linguaggio e della parola, tra l’età di uno e quattro anni dovrebbero essere valutati. Questo è particolarmente importante se il ritardo è accompagnato da problemi comportamentali come iperattività, irrequietezza o difficoltà nel dormire. I genitori potrebbero notare che il loro bambino non raggiunge le tappe dello sviluppo al ritmo previsto, o che le abilità precedentemente apprese sembrano svanire.[1][2]

Le famiglie con una storia di MPS III o condizioni genetiche simili dovrebbero richiedere una consulenza genetica e considerare gli esami, particolarmente quando progettano di avere figli. Poiché questa condizione segue un modello di ereditarietà autosomica recessiva—il che significa che entrambi i genitori devono essere portatori del gene difettoso—le coppie portatrici hanno una probabilità del 25 per cento con ogni gravidanza di avere un bambino affetto. Nelle comunità dove i matrimoni tra parenti sono comuni, il rischio può essere più elevato.[4][10]

Altri segnali d’allarme precoci che richiedono attenzione medica includono frequenti infezioni alle orecchie e alla gola, diarrea cronica, lineamenti del viso grossolani con sopracciglia folte che si incontrano al centro, lieve ingrossamento del fegato o della milza e rigidità articolare. Anche se queste caratteristiche fisiche sono generalmente più lievi nella MPS III rispetto ad altre forme di mucopolisaccaridosi, la loro presenza insieme a preoccupazioni sullo sviluppo dovrebbe spingere a ulteriori indagini.[1][3]

⚠️ Importante
Se notate che vostro figlio non sta crescendo o sviluppandosi normalmente, in particolare se lo sviluppo del linguaggio è significativamente ritardato o i problemi comportamentali peggiorano tra i due e i sei anni, contattate tempestivamente il pediatra. La diagnosi precoce, pur non portando ancora a una cura, consente alle famiglie di accedere a cure di supporto e pianificare adeguatamente per i bisogni del bambino.[4][12]

Metodi Diagnostici Classici

Il percorso diagnostico per la MPS III inizia tipicamente con un esame fisico approfondito da parte di un operatore sanitario. Durante questo esame, i medici cercano caratteristiche fisiche distintive e valutano il progresso dello sviluppo. Tuttavia, poiché i segni fisici della MPS III possono essere sottili, specialmente nei bambini piccoli, gli esami di laboratorio diventano essenziali per confermare la diagnosi.[4][10]

Esame delle Urine per i Glicosaminoglicani

Il test di screening iniziale per la MPS III è spesso un’analisi delle urine che misura i livelli di glicosaminoglicani (GAG), che sono lunghe catene di molecole di zucchero. In passato, queste sostanze erano chiamate mucopolisaccaridi, da cui deriva il nome della malattia. Le persone con MPS III hanno una grande quantità di un tipo specifico di GAG chiamato eparan solfato nelle loro urine. Quando il corpo non può scomporre correttamente l’eparan solfato a causa di enzimi mancanti o difettosi, queste molecole si accumulano e vengono escrete in quantità elevate attraverso le urine.[4][10][12]

Questo esame delle urine serve come importante primo passo perché è non invasivo e relativamente semplice da eseguire. Se il test mostra livelli elevati di eparan solfato, i medici procederanno con procedure diagnostiche più specifiche per confermare la diagnosi e determinare il tipo esatto di MPS III.[4]

Test dei Livelli Enzimatici nel Sangue

Una volta rilevato l’eparan solfato elevato nelle urine, vengono eseguiti esami del sangue per misurare i livelli di attività di enzimi specifici. La MPS III è causata da carenze in uno di quattro diversi enzimi, e determinare quale enzima è colpito aiuta a identificare il sottotipo specifico della malattia. Il tipo A deriva dalla mancanza dell’enzima eparan N-solfatasi, il tipo B da insufficiente alfa-N-acetilglucosaminidasi, il tipo C da acetil-CoA:alfa-glucosamminide N-acetiltransferasi mancante o carente, e il tipo D da inadeguata N-acetilglucosamina 6-solfatasi.[4][10][12]

Questi test enzimatici del sangue sono altamente specifici e possono confermare definitivamente la diagnosi di MPS III. Non solo stabiliscono che il bambino ha la condizione, ma identificano anche quale dei quattro sottotipi è presente. Questa informazione è importante perché il tipo A tende ad essere la forma più grave, con sintomi che compaiono prima e progrediscono più rapidamente rispetto agli altri tipi.[4][10]

Coltura di Fibroblasti della Pelle

In alcuni casi, i medici possono eseguire una biopsia cutanea per ottenere un piccolo campione di cellule della pelle chiamate fibroblasti. Queste cellule vengono poi coltivate in una coltura di laboratorio e testate per misurare l’attività enzimatica. Questo test può fornire una conferma aggiuntiva della carenza enzimatica e aiutare a distinguere la MPS III da altre condizioni simili. Sebbene non sia sempre necessario se i test enzimatici del sangue forniscono risultati chiari, la coltura di fibroblasti può essere preziosa nei casi in cui la diagnosi è incerta.[4][10]

Test Genetici

I test genetici esaminano il DNA effettivo per identificare mutazioni nei geni specifici responsabili della MPS III. I quattro geni coinvolti sono SGSH (per il tipo A), NAGLU (per il tipo B), HGSNAT (per il tipo C) e GNS (per il tipo D). Trovare due copie difettose di uno di questi geni—una ereditata da ciascun genitore—conferma la diagnosi. I test genetici sono particolarmente utili per confermare i risultati dei test enzimatici, identificare i portatori nella famiglia e fornire informazioni per i test prenatali in gravidanze future.[1][4][10][12]

La diagnosi di MPS III è stabilita quando una persona mostra caratteristiche cliniche suggestive e risultati di laboratorio, e ha una carenza confermata dell’enzima specifico attraverso test sul sangue o sui fibroblasti, oppure ha due varianti genetiche patologiche identificate in uno dei quattro geni.[2]

Esami Diagnostici Aggiuntivi

Una volta diagnosticata la MPS III, possono essere eseguiti diversi altri test per valutare l’estensione della malattia e monitorare i vari sistemi corporei colpiti dalla condizione. Questi test aiutano gli operatori sanitari a capire come la malattia sta influenzando diversi organi e guidano le cure di supporto.

Un ecocardiogramma utilizza onde ultrasoniche per creare immagini del cuore e verificare anomalie come un muscolo cardiaco indebolito (cardiomiopatia), ritmi cardiaci irregolari (aritmia) o problemi alle valvole cardiache. Poiché complicazioni cardiache possono verificarsi nella MPS III, questo test aiuta a monitorare la salute del cuore nel tempo.[4][10][12]

Un esame oculare con lampada a fessura consente ai medici di esaminare in dettaglio le strutture dell’occhio. Questo microscopio specializzato con una luce intensa aiuta a identificare problemi di vista che possono svilupparsi mentre la malattia progredisce. Esami oculari regolari sono importanti perché i problemi di vista sono comuni nelle persone con MPS III.[4][10]

Le radiografie delle ossa possono rivelare anomalie scheletriche note come disostosi multipla, un pattern di cambiamenti ossei visto nei disturbi da mucopolisaccaridosi. Questi cambiamenti potrebbero includere ossa di forma anomala, problemi articolari o difficoltà con la crescita. Tuttavia, le caratteristiche scheletriche nella MPS III sono generalmente meno pronunciate rispetto ad altri tipi di MPS.[1][4]

I test dell’udito vengono eseguiti perché la perdita dell’udito è un problema comune nella MPS III. Il monitoraggio regolare dell’udito consente un intervento precoce, che può aiutare con lo sviluppo del linguaggio e la qualità della vita. Molti bambini con MPS III sperimentano anche infezioni ricorrenti all’orecchio, rendendo particolarmente importante la valutazione dell’udito.[2][5]

Opzioni di Test Prenatali

Per le famiglie che hanno un bambino con MPS III o sanno di essere portatori della mutazione genetica, i test prenatali sono disponibili durante la gravidanza. Si possono utilizzare due procedure principali: amniocentesi e prelievo dei villi coriali. L’amniocentesi comporta la raccolta di un campione del liquido che circonda il bambino in sviluppo, solitamente eseguita tra le 15 e le 20 settimane di gravidanza. Il prelievo dei villi coriali raccoglie un piccolo campione di tessuto placentare, tipicamente effettuato tra le 10 e le 13 settimane di gravidanza. Entrambi i campioni possono essere testati per l’attività enzimatica o le mutazioni genetiche per determinare se il bambino ha ereditato la MPS III.[4][10][12]

Diagnostica per la Qualificazione agli Studi Clinici

Mentre la ricerca continua a cercare trattamenti efficaci per la MPS III, vari studi clinici sono in corso per testare potenziali terapie come la terapia genica e gli approcci di sostituzione enzimatica. La partecipazione a questi studi richiede il rispetto di specifici criteri diagnostici per garantire che lo studio arruoli i partecipanti giusti e che i risultati siano significativi.[11]

Per l’arruolamento negli studi clinici, è tipicamente richiesta la conferma della diagnosi di MPS III attraverso sia i test di carenza enzimatica che l’analisi genetica. I ricercatori necessitano di prove documentate che i partecipanti abbiano uno dei quattro tipi di MPS III, stabilita attraverso misurazioni dei livelli enzimatici nel sangue che mostrano attività ridotta o assente dell’enzima specifico, insieme ai test genetici che confermano mutazioni patologiche nel gene corrispondente (SGSH, NAGLU, HGSNAT o GNS).[2]

Oltre alla diagnosi di base, gli studi clinici spesso richiedono misurazioni iniziali per tracciare come la malattia sta influenzando vari sistemi corporei prima che inizi il trattamento. Queste valutazioni di base includono tipicamente test delle urine per misurare i livelli di eparan solfato, che servono come biomarcatore per l’attività della malattia. Durante lo studio, misurazioni ripetute aiutano i ricercatori a determinare se un trattamento sperimentale sta riducendo l’accumulo di queste sostanze dannose.[13]

Le valutazioni neurologiche e dello sviluppo sono cruciali per gli studi clinici perché la MPS III colpisce principalmente il cervello e il sistema nervoso. I ricercatori utilizzano test standardizzati per misurare le capacità cognitive, le abilità linguistiche, la funzione motoria e il comportamento adattivo. Queste valutazioni stabiliscono un livello di base della funzione neurologica e aiutano a tracciare se un trattamento sta rallentando o prevenendo un ulteriore declino. Poiché la malattia causa disabilità intellettiva progressiva e regressione dello sviluppo, dimostrare che un trattamento può preservare la funzione neurologica sarebbe un risultato significativo.[2][13]

Gli studi di imaging cerebrale utilizzando la risonanza magnetica (RM) possono far parte dei protocolli di studio clinico. Le scansioni RM possono rivelare cambiamenti strutturali nel cervello causati dall’accumulo di eparan solfato e aiutare i ricercatori a capire come la malattia sta progredendo. Negli studi di terapia genica, le scansioni RM potrebbero essere utilizzate per valutare se la terapia sta raggiungendo il cervello e avendo gli effetti biologici previsti.[7]

Le valutazioni cardiache includendo ecocardiogrammi ed elettrocardiogrammi (ECG) sono spesso richieste negli studi clinici per garantire che i partecipanti non abbiano gravi problemi cardiaci che potrebbero complicare lo studio. Questi test forniscono anche informazioni di base sulla funzione cardiaca, il che è importante perché alcuni trattamenti sperimentali potrebbero influenzare il sistema cardiovascolare.[13]

I criteri di eleggibilità per gli studi clinici spesso specificano lo stadio di progressione della malattia. Alcuni studi si concentrano sulla malattia in fase iniziale prima che si sia verificato un danno cerebrale esteso, mentre altri possono includere partecipanti in vari stadi. Questo perché la ricerca ha dimostrato che iniziare il trattamento precocemente, prima che si verifichi una significativa perdita neuronale, può essere più efficace. Per determinare lo stadio della malattia, gli studi utilizzano una combinazione di età alla diagnosi, valutazioni dello sviluppo, valutazioni comportamentali e studi di imaging.[11]

⚠️ Importante
Gli studi clinici che testano nuovi trattamenti per la MPS III sono in corso, ma nessuna terapia è stata ancora approvata per l’uso generale. Mentre questi studi offrono speranza per il futuro, le famiglie dovrebbero comprendere che i trattamenti sperimentali sono ancora in fase di valutazione per sicurezza ed efficacia. La partecipazione agli studi clinici è volontaria e comporta un’attenta considerazione dei potenziali rischi e benefici con il team di ricerca.[2][11]

Alcuni studi richiedono punture lombari regolari per raccogliere il liquido cerebrospinale, il liquido che circonda il cervello e il midollo spinale. Questo fluido può essere analizzato per misurare i livelli di eparan solfato nel sistema nervoso centrale e valutare se un trattamento sta raggiungendo il suo obiettivo. Sebbene più invasiva dei test del sangue, l’analisi del liquido cerebrospinale fornisce informazioni preziose su ciò che sta accadendo nel cervello.[13]

Le valutazioni della qualità della vita e i questionari comportamentali sono sempre più riconosciuti come importanti misure di esito negli studi clinici sulla MPS III. Poiché i problemi comportamentali, i disturbi del sonno e il declino delle capacità influenzano significativamente sia i pazienti che le loro famiglie, i ricercatori vogliono sapere se i trattamenti possono migliorare questi aspetti della vita quotidiana, non solo i valori di laboratorio.[13][18]

Prognosi e Tasso di Sopravvivenza

Prognosi

La prognosi per le persone con Mucopolisaccaridosi di tipo III varia a seconda del sottotipo specifico e della gravità della malattia, ma in generale, la MPS III causa sintomi significativi del sistema nervoso che peggiorano progressivamente nel tempo. Il decorso della malattia può essere rapidamente o lentamente progressivo, con alcuni individui che sperimentano un deterioramento più veloce rispetto ad altri. Il tipo A è tipicamente la forma più grave, con sintomi che compaiono prima nell’infanzia e progrediscono più rapidamente rispetto ai tipi B, C e D.[1][4][10]

Il declino neurologico è inevitabile in tutti gli individui affetti, portando a grave disabilità intellettiva, perdita di abilità precedentemente acquisite ed eventuale perdita di mobilità. Man mano che la malattia avanza, le persone con MPS III diventano tipicamente sempre più immobili e non reattive, spesso richiedendo sedie a rotelle e sviluppando difficoltà di deglutizione. Le convulsioni si sviluppano comunemente nelle fasi successive della condizione. Il tasso di progressione varia non solo tra i quattro sottotipi ma anche all’interno dello stesso sottotipo, e persino tra membri della stessa famiglia.[2][3]

Mentre alcuni individui con forme estremamente attenuate o lentamente progressive della malattia possono presentarsi in età adulta media o avanzata con demenza precoce, il decorso tipico della malattia segue tre fasi ampie: sintomi precoci con ritardo dello sviluppo e problemi comportamentali, una fase di disturbi comportamentali in peggioramento che dura da cinque a dieci anni, e infine una fase di declino neurologico progressivo con perdita di mobilità e regressione a uno stato non reattivo.[2][3]

Tasso di Sopravvivenza

La maggior parte delle persone con MPS III vive fino all’adolescenza, con la sopravvivenza che si estende tipicamente all’adolescenza o alla prima età adulta. L’aspettativa di vita mediana è di circa 15 anni, anche se questo varia in base alla gravità della malattia e al sottotipo. La morte si verifica solitamente nella seconda o terza decade di vita, più comunemente a causa del deterioramento neurologico o di infezioni delle vie respiratorie. Alcuni individui vivono più a lungo, mentre altri con forme particolarmente gravi possono morire a un’età più giovane.[4][10][12][14]

Tra i sottotipi, il tipo A tende ad avere la prognosi più grave con progressione più rapida e sopravvivenza più breve. Alcuni casi più lievi di tipo B hanno visto individui affetti rimanere relativamente sani fino all’età adulta, suggerendo una prospettiva a lungo termine migliore per certi pazienti con questo sottotipo. Tuttavia, la variabilità nella progressione della malattia rende difficile prevedere con certezza gli esiti per i singoli pazienti.[6][8]

Attualmente non esiste una cura per la MPS III e non sono disponibili trattamenti approvati che modificano la malattia, il che influisce significativamente sulla prognosi. Tutte le cure esistenti si concentrano sulla gestione dei sintomi e sulla fornitura di terapia di supporto per massimizzare la qualità della vita il più a lungo possibile. La ricerca sulla terapia genica, la terapia di sostituzione enzimatica e altri approcci sperimentali continua, offrendo speranza che i trattamenti futuri possano migliorare gli esiti per le persone con questa condizione devastante.[4][12]

Studi clinici in corso su Mucopolisaccaridosi III

  • Data di inizio: 2017-04-18

    Studio sull’efficacia di Rebisufligene Etisparvovec per pazienti con Mucopolisaccaridosi tipo IIIA

    Reclutamento in corso

    2 1 1

    La Mucopolisaccaridosi tipo IIIA è una malattia genetica rara che colpisce il metabolismo, causando l’accumulo di sostanze nocive nel corpo. Questo studio clinico si concentra su un trattamento sperimentale chiamato UX111 (noto anche come ABO-102), che è una terapia genica progettata per aiutare a correggere il difetto metabolico alla base della malattia. Il trattamento utilizza…

    Malattie indagate:
    Spagna
  • Data di inizio: 2020-11-23

    Studio di follow-up a lungo termine con rebisufligene etisparvovec (ABO-102) in pazienti con mucopolisaccaridosi di tipo IIIA che hanno partecipato a precedenti studi di terapia genica

    Reclutamento in corso

    3 1 1

    Questo studio clinico si concentra sulla Mucopolisaccaridosi di tipo IIIA, una rara malattia genetica che colpisce il metabolismo. La ricerca valuterà gli effetti a lungo termine di un trattamento di terapia genica chiamato ABO-102 (noto anche come rebisufligene etisparvovec), che viene somministrato attraverso un’iniezione nella vena. Il farmaco sperimentale è progettato per aiutare il corpo…

    Malattie indagate:
    Spagna
  • Data di inizio: 2023-09-26

    Studio su JR-441 per pazienti con mucopolisaccaridosi tipo IIIA

    Reclutamento in corso

    1 1 1

    Lo studio clinico si concentra sulla Mucopolisaccaridosi tipo IIIA (MPS IIIA), una malattia genetica rara che colpisce il metabolismo dei carboidrati complessi, portando a un accumulo di sostanze nel corpo che può causare problemi neurologici e fisici. Il trattamento in esame è un farmaco sperimentale chiamato JR-441, somministrato tramite infusione endovenosa. Questo farmaco contiene una…

    Malattie indagate:
    Germania

Riferimenti

https://medlineplus.gov/genetics/condition/mucopolysaccharidosis-type-iii/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK546574/

https://en.wikipedia.org/wiki/Sanfilippo_syndrome

https://ufhealth.org/conditions-and-treatments/mucopolysaccharidosis-type-iii

https://my.clevelandclinic.org/health/diseases/sanfilippo-syndrome

https://mpssociety.org/learn-about-mps/diseases/mps-iii/

https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC11087936/

https://mpssociety.org/learn-about-mps/diseases/mps-iii/

https://ufhealth.org/conditions-and-treatments/mucopolysaccharidosis-type-iii

https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC8436764/

https://medlineplus.gov/ency/article/001210.htm

https://ojrd.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13023-022-02484-6

https://www.ultragenyx.com/our-research/pipeline/ux111-for-mps-iiia/

https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC9505362/

FAQ

Qual è il primo test eseguito se il medico sospetta la MPS III?

Il test di screening iniziale è tipicamente un’analisi delle urine che misura i livelli di glicosaminoglicani, cercando specificamente quantità elevate di eparan solfato. Questo test non invasivo serve come primo passo nella diagnosi, e se i risultati sono anomali, il medico ordinerà esami del sangue più specifici per misurare l’attività enzimatica e confermare la diagnosi.[4][10]

I test prenatali possono rilevare la MPS III prima della nascita del bambino?

Sì, i test prenatali sono disponibili per le famiglie che hanno un bambino con MPS III o sanno di essere portatori della mutazione genetica. Due procedure—amniocentesi e prelievo dei villi coriali—possono raccogliere campioni durante la gravidanza che vengono testati per l’attività enzimatica o le mutazioni genetiche per determinare se il bambino ha ereditato la condizione.[4][10][12]

Come determinano i medici quale tipo di MPS III ha mio figlio?

Gli esami del sangue che misurano i livelli di attività enzimatica specifica identificano quale dei quattro enzimi è carente, determinando se vostro figlio ha il tipo A, B, C o D. I test genetici possono anche identificare mutazioni nei geni specifici (SGSH per il tipo A, NAGLU per il tipo B, HGSNAT per il tipo C o GNS per il tipo D) per confermare il sottotipo.[4][10][12]

Perché mio figlio deve fare così tanti test diversi dopo la diagnosi di MPS III?

Dopo la diagnosi, test aggiuntivi come ecocardiogrammi, esami oculari, test dell’udito e radiografie ossee aiutano i medici a capire come la malattia sta influenzando diversi sistemi organici. Queste valutazioni di base guidano le cure di supporto e stabiliscono programmi di monitoraggio per tracciare la progressione della malattia e affrontare le complicazioni man mano che si presentano.[4][13]

Se mio figlio partecipa a uno studio clinico, quali test aggiuntivi saranno necessari?

Gli studi clinici richiedono tipicamente test di base completi includendo conferma enzimatica e genetica, misurazioni dell’eparan solfato nelle urine, valutazioni neurologiche e dello sviluppo, scansioni RM del cervello, valutazioni cardiache e talvolta analisi del liquido cerebrospinale tramite puntura lombare. Questi test aiutano i ricercatori a monitorare se i trattamenti sperimentali stanno funzionando e garantiscono la sicurezza dei partecipanti.[11][13]

🎯 Punti Chiave

  • I neonati con MPS III appaiono normali alla nascita, rendendo difficile la diagnosi precoce—i ritardi dello sviluppo tra 1-4 anni sono spesso i primi segni evidenti che spingono agli esami.[1]
  • Un semplice test delle urine che rileva livelli elevati di eparan solfato serve come strumento di screening iniziale prima che vengano eseguiti test diagnostici più specifici.[4]
  • I test enzimatici del sangue non solo confermano la diagnosi ma identificano anche quale dei quattro sottotipi di MPS III ha una persona, con il tipo A che è il più grave.[4]
  • I test genetici sono preziosi per confermare i risultati dei test enzimatici, identificare i portatori familiari e consentire test prenatali in gravidanze future.[4]
  • Vengono eseguite valutazioni di multipli sistemi organici—inclusi cuore, occhi, udito e ossa—dopo la diagnosi per guidare la pianificazione delle cure complete.[4]
  • La partecipazione agli studi clinici richiede un’ampia documentazione diagnostica e test di base per tracciare gli effetti del trattamento sulla progressione della malattia.[11]
  • La ricerca suggerisce che la diagnosi e il trattamento precoci—prima che si verifichi un danno cerebrale significativo—possono offrire le migliori possibilità che le terapie future siano efficaci.[11]
  • Le famiglie con una storia di MPS III dovrebbero cercare consulenza genetica, poiché ogni gravidanza comporta un rischio del 25% quando entrambi i genitori sono portatori del gene difettoso.[4]