L’arteriosclerosi carotidea è una condizione caratterizzata dall’accumulo di depositi di grasso nelle arterie carotidi, i principali vasi sanguigni che forniscono sangue al cervello. Attualmente sono in corso diversi studi clinici che testano nuovi approcci diagnostici e terapeutici per gestire questa patologia e ridurre il rischio di ictus.
Studi clinici in corso sull’arteriosclerosi carotidea
L’arteriosclerosi carotidea rappresenta un importante fattore di rischio per l’ictus cerebrale. Quando le arterie carotidi si restringono a causa dell’accumulo di placche aterosclerotiche, il flusso di sangue al cervello può essere compromesso, portando a eventi cerebrovascolari gravi. Attualmente sono disponibili 3 studi clinici che indagano nuove strategie per diagnosticare, monitorare e trattare questa condizione.
Panoramica degli studi clinici disponibili
Gli studi clinici attualmente in corso si concentrano su diversi aspetti della gestione dell’arteriosclerosi carotidea: dall’utilizzo di nuove tecniche di imaging per identificare le placche a rischio, all’applicazione di farmaci che potrebbero stabilizzare le placche aterosclerotiche e ridurre il rischio di complicanze. Di seguito vengono descritti in dettaglio i 3 studi clinici disponibili.
Studio su [18F]AlF-NOTA-Octreotide per la malattia dell’arteria carotidea in pazienti con recente ictus o TIA
Località: Belgio
Questo studio clinico si concentra sulla valutazione di una nuova tecnica di imaging per la malattia dell’arteria carotidea, in particolare l’aterosclerosi carotidea. Lo studio utilizza una tecnica di imaging avanzata chiamata PET/RM per esaminare le arterie carotidi in pazienti che hanno recentemente subito un ictus o un attacco ischemico transitorio (TIA).
Il trattamento testato è una soluzione per iniezione chiamata [18F]AlF-NOTA-Octreotide, nota anche con il nome in codice [18F]-IMP-466. Questa soluzione è progettata per aiutare i medici a vedere le arterie in modo più chiaro durante il processo di imaging, legandosi a specifici recettori spesso sovraespressi nelle placche aterosclerotiche.
I partecipanti allo studio devono avere più di 18 anni e aver avuto un recente ictus ischemico o un TIA ad alto rischio nell’area dell’arteria carotidea, con almeno il 30% di stenosi (restringimento) dell’arteria carotidea. L’evento deve essere avvenuto entro 21 giorni prima della somministrazione del tracciante. È necessaria anche un’angio-TC (angiografia mediante tomografia computerizzata) iniziale come parte delle cure mediche di routine.
Lo scopo dello studio è esplorare quanto efficacemente il [18F]AlF-NOTA-Octreotide funzioni nell’identificare e misurare la gravità della malattia carotidea. I partecipanti riceveranno un’iniezione della soluzione e successivamente saranno sottoposti a una scansione PET/RM, che combina due tipi di imaging: la Tomografia a Emissione di Positroni (PET), che mostra come funzionano tessuti e organi, e la Risonanza Magnetica (RM), che fornisce immagini dettagliate delle strutture del corpo.
Lo studio seguirà i partecipanti nel tempo per verificare se i risultati dell’imaging possano aiutare a prevedere eventi futuri per la salute, come un altro ictus o altre complicanze vascolari, con un follow-up di tre anni.
Studio sugli effetti dello xenon e dell’ossigeno sul danno cerebrale e sul recupero in pazienti con emorragia subaracnoidea aneurismatica in terapia intensiva
Località: Finlandia
Questo studio clinico esamina gli effetti del gas xenon su pazienti che hanno subito un tipo di emorragia cerebrale nota come emorragia subaracnoidea aneurismatica. Questa condizione si verifica quando un vaso sanguigno sulla superficie del cervello si rompe, causando sanguinamento nello spazio intorno al cervello.
Sebbene questo studio si concentri principalmente sull’emorragia subaracnoidea, è rilevante anche per l’arteriosclerosi carotidea poiché entrambe le condizioni coinvolgono problemi vascolari cerebrali. I partecipanti in questo studio riceveranno xenon attraverso inalazione, respirandolo come un gas.
I criteri di inclusione richiedono che i pazienti abbiano almeno 18 anni, siano intubati e abbiano un livello di coscienza deteriorato fino a un grado Hunt-Hess da 3 a 5. Il punteggio GCS (Glasgow Coma Scale) deve essere compreso tra 3 e 12 quando non sono sotto l’influenza di farmaci bloccanti muscolari. Il trattamento con xenon deve poter iniziare entro 6 ore dall’insorgenza dei sintomi dell’emorragia subaracnoidea.
Lo scopo dello studio è indagare i potenziali benefici dello xenon nel ridurre il danno cerebrale e migliorare gli esiti neurologici e i tassi di sopravvivenza. I partecipanti saranno monitorati per i cambiamenti nella sostanza bianca del cervello, che è una parte del cervello che aiuta nella comunicazione tra diverse regioni cerebrali. Lo studio valuterà anche la sicurezza e la tollerabilità dello xenon confrontando il numero di eventi avversi.
Durante lo studio, i partecipanti saranno sottoposti a varie valutazioni, incluse scansioni RM, per valutare le condizioni del loro cervello. Il periodo di follow-up può durare fino a un anno, durante il quale verranno monitorati il recupero e gli esiti neurologici.
Studio su rivaroxaban per la stabilizzazione delle placche dell’arteria carotidea in pazienti con malattia arteriosa periferica stabile
Località: Danimarca
Questo studio clinico si concentra sugli effetti del farmaco rivaroxaban sull’aterosclerosi, in particolare nei pazienti con malattia arteriosa periferica stabile e placca aterosclerotica asintomatica o restringimento nell’arteria carotidea. Questi pazienti non mostrano sintomi correlati a problemi di flusso sanguigno cerebrale, come ictus o perdita temporanea della vista.
Lo scopo dello studio è osservare come il rivaroxaban influenzi la struttura delle placche aterosclerotiche nell’arteria carotidea nel tempo. Questo verrà valutato utilizzando una tecnica di imaging speciale chiamata ecografia 3D con mezzo di contrasto, che aiuta a visualizzare le placche.
I criteri di inclusione richiedono che i partecipanti siano adulti di età superiore ai 18 anni, in terapia con acido acetilsalicilico (aspirina) da più di 6 mesi e in terapia con statine da più di 6 mesi. I pazienti devono avere stenosi carotidea asintomatica e una placca carotidea ipoecogena con uno spessore di almeno 2,5 mm. Inoltre, deve essere confermata la presenza di malattia arteriosa periferica stabile attraverso precedenti procedure mediche o condizioni, come interventi di rivascolarizzazione, amputazione o claudicatio intermittente con specifici parametri diagnostici.
I partecipanti allo studio riceveranno rivaroxaban o un placebo per un periodo di un anno. Lo studio mira a determinare se le placche diventino più stabili, come indicato dai cambiamenti nel loro aspetto nelle immagini ecografiche. Il rivaroxaban è fornito come Xarelto 2,5 mg compresse rivestite con film, da assumere per via orale.
Durante lo studio, i ricercatori monitoreranno i cambiamenti nel volume delle placche e negli eventuali coaguli di sangue al loro interno. Seguiranno anche eventi di salute importanti come infarti, ictus e altri problemi cardiovascolari gravi. Il rivaroxaban agisce assottigliando il sangue e può aiutare a prevenire la formazione di coaguli, rendendo le placche meno inclini a causare problemi.
Riepilogo e osservazioni importanti
Gli studi clinici attualmente disponibili per l’arteriosclerosi carotidea offrono prospettive diverse e complementari sulla gestione di questa condizione:
- Diagnostica avanzata: Lo studio belga con [18F]AlF-NOTA-Octreotide rappresenta un approccio innovativo nell’imaging delle placche carotidee, potenzialmente permettendo una migliore stratificazione del rischio nei pazienti che hanno già subito eventi cerebrovascolari.
- Neuroprotezione: Lo studio finlandese sullo xenon, sebbene focalizzato principalmente sull’emorragia subaracnoidea, fornisce informazioni preziose sulla protezione cerebrale che potrebbero essere rilevanti anche per i pazienti con arteriosclerosi carotidea a rischio di eventi ischemici.
- Stabilizzazione delle placche: Lo studio danese su rivaroxaban affronta direttamente la questione della stabilizzazione delle placche aterosclerotiche, un aspetto cruciale nella prevenzione degli ictus. L’utilizzo di ecografia 3D con mezzo di contrasto permette una valutazione dettagliata dei cambiamenti morfologici delle placche nel tempo.
- Approccio multidisciplinare: Questi studi riflettono un approccio globale alla gestione dell’arteriosclerosi carotidea, combinando imaging avanzato, farmacoterapia innovativa e strategie neuroprotettive.
- Selezione dei pazienti: Gli studi mostrano criteri di inclusione specifici e ben definiti, indicando l’importanza di identificare accuratamente i pazienti che potrebbero beneficiare maggiormente di questi interventi.
È importante notare che questi studi sono ancora in corso e i risultati definitivi non sono ancora disponibili. I pazienti interessati a partecipare a uno di questi studi dovrebbero discutere con il proprio medico curante per valutare l’idoneità e comprendere appieno i potenziali benefici e rischi della partecipazione.
L’arteriosclerosi carotidea rimane una sfida clinica significativa, ma questi studi rappresentano passi importanti verso migliori strategie diagnostiche e terapeutiche. La ricerca continua in questo campo è essenziale per ridurre il carico di morbilità e mortalità associato agli eventi cerebrovascolari.












