Sfide attuali nel trattamento del rigetto mediato da anticorpi
Il rigetto mediato da anticorpi (AMR), incluso l’AMR cronico, è una causa significativa di perdita dell’allotrapianto renale, rappresentando circa il 50% dei casi annui[4]. Nonostante l’ampia ricerca, nessuna terapia ha ricevuto l’approvazione dalla Food and Drug Administration statunitense (FDA), evidenziando un’importante necessità medica non soddisfatta[4]. Le attuali linee guida per il trattamento si basano su evidenze di basso livello, e il consenso tra gli esperti deriva in gran parte da studi osservazionali e opinioni di esperti[2][3].
Terapie standard per l’AMR
L’obiettivo principale del trattamento dell’AMR è rimuovere gli anticorpi donatore-specifici circolanti (DSA) e ridurne la produzione[2]. La combinazione di plasmaferesi (PLEX) e immunoglobulina endovenosa (IVIG) è considerata lo standard di cura, nonostante la mancanza di approvazione FDA[3]. La PLEX rimuove rapidamente gli anticorpi preformati, mentre l’IVIG modula la risposta immunitaria, in particolare la risposta delle cellule B[1][2]. Tuttavia, l’efficacia dell’IVIG come monoterapia è probabilmente limitata[1].
Terapie emergenti e innovazioni
I recenti progressi nella comprensione della patogenesi dell’AMR hanno portato all’esplorazione di nuovi approcci terapeutici. Questi includono il targeting delle interazioni tra cellule T e B alloreattive, la deplezione delle cellule B di memoria alloreattive e il targeting dei plasmablasti e delle plasmacellule che producono anticorpi donatore-specifici[4]. Terapie innovative come gli inibitori dell’IL-6 (ad esempio, tocilizumab e clazakizumab) sono in fase di studio per il loro potenziale nel ridurre i livelli di DSA e mitigare il rigetto[5]. Questi inibitori agiscono riducendo la produzione di anticorpi patogeni e sopprimendo l’azione delle cellule T effettrici[5].
Nuovi approcci negli studi clinici
Diversi nuovi approcci sono in fase di valutazione negli studi clinici, incluso l’uso di inibitori del proteasoma e anticorpi monoclonali anti-CD38 per la deplezione delle plasmacellule[4]. Inoltre, le terapie mirate alle funzioni effettrici degli anticorpi, come gli inibitori della C1 esterasi e l’eculizumab, stanno mostrando risultati promettenti[4]. Questi approcci mirano a bloccare le vie del complemento e prevenire il riciclo degli anticorpi, riducendo così l’emivita degli anticorpi[4].
Consenso e direzioni future
Il consenso tra gli esperti è che una combinazione di PLEX, IVIG e corticosteroidi potrebbe essere considerata lo standard di cura, in linea con il workshop FDA e le linee guida KDIGO[2][3]. Tuttavia, la complessità della patogenesi dell’AMR suggerisce che saranno probabilmente necessari approcci multipli per un trattamento efficace[4]. Sono necessari studi clinici randomizzati controllati multicentrici, in doppio cieco e di grandi dimensioni per fornire risposte definitive e migliorare i risultati dei pazienti[4].