Fototerapia: Un approccio comune
La fototerapia è un trattamento ampiamente utilizzato per la Sindrome di Crigler-Najjar, in particolare per il tipo I. Questo metodo prevede l’esposizione del paziente alla luce LED blu, che aiuta a scomporre la bilirubina non coniugata in composti non tossici che possono essere espulsi dal corpo. Tuttavia, questo processo è piuttosto impegnativo, richiedendo 10-12 ore di terapia al giorno. Nel tempo, la pelle può ispessirsi, richiedendo sessioni di fototerapia più intense[1][2][3]. Nonostante la sua efficacia, la fototerapia può influire significativamente sulla qualità della vita del paziente[5].
Plasmaferesi: Rimozione della bilirubina in eccesso
La plasmaferesi è un altro trattamento efficace, specialmente durante le crisi di iperbilirubinemia grave. Questa procedura prevede la rimozione del plasma del paziente, che contiene la bilirubina in eccesso, e la sua sostituzione con plasma donato. Questo metodo riduce efficacemente i livelli di bilirubina nel flusso sanguigno ed è spesso utilizzato come approccio mirato per eliminare le sostanze indesiderate dal sangue[1][4][5].
Trapianto di fegato: Una soluzione definitiva
Per i pazienti con Sindrome di Crigler-Najjar di tipo I, il trapianto di fegato è considerato l’unico trattamento curativo. Il nuovo fegato fornisce l’enzima necessario per convertire la bilirubina non coniugata in bilirubina coniugata, che può essere espulsa dal corpo. Questa procedura non solo elimina la necessità della fototerapia, ma previene anche il rischio di danni neurologici dovuti ai livelli tossici di bilirubina[1][2][3][4][5].
Trattamenti farmacologici
Per la Sindrome di Crigler-Najjar di tipo II, il fenobarbital viene spesso utilizzato per prevenire l’accumulo di bilirubina nel sangue. Questo farmaco induce l’attività residua dell’UGT, riducendo i livelli di bilirubina sierica di circa il 25% nei pazienti con tipo II[1][5][6]. Altri trattamenti farmacologici includono agenti induttori enzimatici, agenti leganti la bilirubina e coleretici, che aiutano a gestire i livelli di bilirubina e prevenire gravi complicazioni[4].
Terapie emergenti
La ricerca è in corso per sviluppare nuove terapie per la Sindrome di Crigler-Najjar. La terapia genica mira a sostituire il gene UGT1A1 mancante o deficitario, offrendo potenzialmente una cura permanente. Inoltre, il trapianto di epatociti viene studiato come soluzione temporanea per ridurre i livelli di bilirubina mentre i pazienti attendono un trapianto completo di fegato[3][4][5].