La displasia corticale è una malformazione cerebrale che può causare epilessia resistente ai farmaci. Attualmente sono in corso 2 studi clinici che stanno testando nuovi trattamenti per questa condizione, con l’obiettivo di ridurre le crisi epilettiche e migliorare la qualità di vita dei pazienti.
Studi clinici in corso sulla displasia corticale
La displasia corticale è una malformazione dello sviluppo cerebrale caratterizzata da un’organizzazione anomala dei neuroni in specifiche aree della corteccia cerebrale. Questa condizione rappresenta una delle cause più comuni di epilessia farmacoresistente, soprattutto nei bambini e negli adolescenti. Attualmente, i ricercatori stanno studiando nuove terapie per aiutare i pazienti affetti da questa patologia.
In questo articolo presentiamo gli studi clinici attualmente disponibili per la displasia corticale, che offrono opportunità di accesso a trattamenti innovativi per pazienti con epilessia resistente ai farmaci convenzionali.
Studi clinici disponibili per la displasia corticale
Studio sulla sicurezza ed efficacia del sirolimus per il trattamento dell’epilessia farmacoresistente nei bambini con disturbi cerebrali rari legati all’attivazione della via mTOR
Localizzazione: Polonia
Questo studio clinico si concentra sull’utilizzo di Rapamune (sirolimus), un farmaco che agisce inibendo la via mTOR, una via di segnalazione cellulare coinvolta nella crescita e nel metabolismo delle cellule. Lo studio è rivolto a bambini di età compresa tra 4 mesi e 18 anni che soffrono di epilessia farmacoresistente associata a mTORopatie, un gruppo di disturbi che include la displasia corticale focale e l’emimegalencefalia.
Per partecipare allo studio, i pazienti devono avere una diagnosi di epilessia farmacoresistente con esordio focale e una mTORopatia confermata o sospetta alla risonanza magnetica. È richiesta una storia di almeno 8 crisi epilettiche nelle 4 settimane precedenti l’inizio dello studio. Il farmaco viene somministrato come soluzione orale e l’obiettivo principale è valutare se il trattamento può ridurre le crisi epilettiche di almeno il 50%.
Durante lo studio, i ricercatori monitoreranno attentamente l’incidenza e la gravità degli effetti collaterali, nonché l’impatto del trattamento sulla qualità di vita dei bambini e delle loro famiglie. Lo studio prevede di concludersi entro il 31 gennaio 2027.
Studio sul radiprodil per le crisi epilettiche e i sintomi comportamentali in pazienti con complesso della sclerosi tuberosa o displasia corticale focale di tipo II
Localizzazione: Belgio, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna
Questo studio multicentrico sta valutando l’efficacia e la sicurezza del radiprodil nel trattamento di pazienti affetti da displasia corticale focale di tipo II o complesso della sclerosi tuberosa. Il radiprodil è un farmaco anticonvulsivante che agisce modulando specifici recettori cerebrali per ridurre l’attività epilettica.
Possono partecipare allo studio pazienti di età compresa tra 6 mesi e 18 anni che abbiano provato almeno 2 diversi farmaci antiepilettici senza successo e che abbiano avuto almeno 8 crisi motorie contabili in un periodo di 4 settimane. È necessaria una diagnosi di displasia corticale focale di tipo II confermata mediante sintomi clinici e risonanza magnetica positiva, oppure una diagnosi di complesso della sclerosi tuberosa confermata da criteri clinici o genetici.
Il farmaco viene somministrato come sospensione orale con dosaggio individualizzato per ciascun paziente. Lo studio è di tipo open-label, il che significa che sia i partecipanti che i ricercatori sanno quale trattamento viene somministrato. Durante tutto lo studio, i partecipanti dovranno registrare quotidianamente le crisi epilettiche tramite un diario elettronico (eDiary) e sottoporsi a controlli regolari che includono esami fisici, analisi del sangue e monitoraggio cardiaco mediante elettrocardiogramma.
Lo studio valuterà non solo la riduzione della frequenza delle crisi epilettiche, ma anche l’impatto del trattamento sui sintomi comportamentali e sulla qualità di vita complessiva dei pazienti. I ricercatori analizzeranno anche come l’organismo processa il farmaco e quanto ne viene assorbito nel sangue, per determinare il dosaggio ottimale.
Caratteristiche comuni degli studi
Entrambi gli studi clinici attualmente disponibili per la displasia corticale condividono alcune caratteristiche importanti:
- Popolazione target: Entrambi gli studi sono rivolti a bambini e adolescenti con epilessia farmacoresistente, sottolineando la necessità di nuove opzioni terapeutiche per questa fascia di età.
- Criteri di farmacoresistenza: I partecipanti devono aver fallito il trattamento con almeno 2 farmaci antiepilettici convenzionali, confermando che gli studi si concentrano su casi di epilessia particolarmente difficili da trattare.
- Frequenza delle crisi: È richiesta una storia documentata di crisi epilettiche frequenti (almeno 8 in 4 settimane), assicurando che i partecipanti siano effettivamente pazienti con necessità terapeutiche significative.
- Somministrazione orale: Entrambi i farmaci sperimentali vengono somministrati per via orale, il che facilita la somministrazione a lungo termine, soprattutto nei bambini.
- Monitoraggio completo: Gli studi prevedono un attento monitoraggio degli effetti collaterali e dell’efficacia del trattamento attraverso diarie delle crisi, esami clinici regolari e valutazioni della qualità di vita.
Meccanismi d’azione innovativi
Gli studi in corso rappresentano approcci terapeutici innovativi basati su meccanismi d’azione diversi rispetto ai farmaci antiepilettici tradizionali:
Il sirolimus (rapamicina) agisce come inibitore della via mTOR, un percorso di segnalazione cellulare che risulta iperattivato nelle mTORopatie, tra cui la displasia corticale focale. Inibendo questa via, il farmaco potrebbe teoricamente correggere le anomalie cellulari alla base delle crisi epilettiche in questi pazienti.
Il radiprodil, invece, agisce modulando specifici recettori cerebrali per ridurre l’attività epilettica. Questo meccanismo d’azione rappresenta un approccio alternativo per il controllo delle crisi in pazienti che non rispondono ai farmaci convenzionali.
Considerazioni per i pazienti
La partecipazione a uno studio clinico richiede un impegno significativo da parte dei pazienti e delle loro famiglie. È importante considerare che:
- I trattamenti devono rimanere stabili per almeno 28 giorni prima dell’inizio dello studio, il che significa che non si possono apportare modifiche ai farmaci o ad altre terapie durante questo periodo.
- È richiesto un monitoraggio regolare attraverso visite cliniche, esami del sangue e altre valutazioni mediche.
- I pazienti o i loro caregiver devono compilare quotidianamente un diario elettronico per registrare le crisi epilettiche e altri sintomi.
- Per i pazienti in età fertile sono necessarie misure contraccettive efficaci durante lo studio e per un periodo successivo alla conclusione del trattamento.
- È necessario il consenso informato dei genitori o dei tutori legali, e l’assenso del paziente se di età pari o superiore a 13 anni.
Riepilogo
Attualmente sono disponibili 2 studi clinici per pazienti con displasia corticale, entrambi focalizzati sul trattamento dell’epilessia farmacoresistente in età pediatrica. Questi studi offrono l’opportunità di accedere a trattamenti innovativi basati su meccanismi d’azione diversi rispetto alle terapie convenzionali.
Il primo studio, condotto in Polonia, valuta il sirolimus come inibitore della via mTOR, mentre il secondo, disponibile in cinque paesi europei inclusa l’Italia, sta testando il radiprodil come modulatore di recettori cerebrali. Entrambi gli studi richiedono un impegno significativo in termini di monitoraggio e documentazione, ma potrebbero rappresentare un’importante opportunità per pazienti con epilessia che non risponde ai trattamenti standard.
È importante sottolineare che la disponibilità dello studio sul radiprodil in Italia offre ai pazienti italiani l’opportunità di partecipare a una ricerca clinica innovativa senza la necessità di trasferirsi all’estero. Entrambi gli studi mirano non solo a ridurre la frequenza delle crisi epilettiche, ma anche a migliorare la qualità di vita complessiva dei pazienti e delle loro famiglie.
I pazienti interessati a partecipare a uno di questi studi dovrebbero discutere con il proprio neurologo o epilettologo la possibilità di valutare l’eleggibilità e comprendere appieno i requisiti e i potenziali benefici e rischi della partecipazione.












