Trattamento della stenosi nelle fistole e negli innesti arterovenosi
La stenosi del deflusso venoso è una complicanza comune nelle fistole e negli innesti arterovenosi, e l’opzione di trattamento principale è l’angioplastica transluminale percutanea (PTA)[1]. Questa procedura minimamente invasiva prevede l’uso di un palloncino per dilatare il vaso ristretto, ripristinando un flusso sanguigno adeguato. La stenosi deve essere trattata se il diametro del vaso è ridotto del 50% ed è accompagnata da una riduzione del flusso di accesso o della dose di dialisi misurata. Altre indicazioni includono difficoltà nella cannulazione, edema doloroso del braccio, tempo di sanguinamento prolungato dopo la cannulazione e ischemia della mano dovuta a stenosi dell’afflusso arterioso o distale[1].
Gestione della trombosi nelle fistole e negli innesti arterovenosi
La trombosi nelle fistole arterovenose (FAV) e negli innesti è un problema critico che richiede un intervento tempestivo. Le opzioni di trattamento includono approcci sia chirurgici che endovascolari. La trombectomia chirurgica prevede un’incisione sul ramo di deflusso venoso e l’utilizzo di un catetere per embolectomia per rimuovere il coagulo[2]. Le tecniche endovascolari, come la trombectomia meccanica e la trombolisi, sono altrettanto efficaci, con tassi di successo che vanno dal 70% al 90%[2].
Tecniche endovascolari per FAV trombizzate
Le tecniche endovascolari per la gestione delle FAV trombizzate includono l’uso di agenti trombolitici e dispositivi meccanici per rimuovere il coagulo. La tecnica lyse-and-wait prevede l’iniezione di un trombolitico direttamente nella FAV trombizzata[2]. La trombectomia meccanica può coinvolgere vari dispositivi per rimuovere il trombo, e la tecnica push-pull può essere utilizzata per trombosi estese[2]. Queste tecniche sono minimamente invasive e possono essere eseguite in regime ambulatoriale, permettendo l’uso immediato dell’accesso per la dialisi[4].
Interventi chirurgici per casi resistenti
Nei casi in cui le tecniche endovascolari non hanno successo, possono essere necessari interventi chirurgici. La revisione chirurgica della stenosi periferica spesso fornisce risultati paragonabili o migliori dell’angioplastica[3]. La chirurgia è particolarmente indicata per casi resistenti o quando la lesione non è trattabile con angioplastica, come in caso di lunghi tratti di stenosi o significativo recoil elastico[3].
Gestione della delaminazione dell’innesto
La trombosi dell’innesto dovuta alla delaminazione del tessuto è una causa rara ma significativa di fallimento tardivo negli innesti arterovenosi. Questa condizione richiede un approccio di gestione diverso, che prevede il posizionamento di stent-graft per coprire l’area delaminata e ristabilire il normale flusso sanguigno[5]. L’angioplastica convenzionale e la trombectomia non sono efficaci in questi casi, evidenziando l’importanza di riconoscere questo fenomeno per un trattamento efficace[5].
Prevenzione e gestione a lungo termine
Le strategie preventive per le complicanze dell’accesso arterovenoso includono interventi sul processo di assistenza sanitaria, interventi medici e interventi sui dispositivi[3]. Mentre non esistono terapie farmacologiche provate per prevenire il fallimento primario delle fistole, gli agenti antiaggreganti come il clopidogrel hanno mostrato alcuni effetti protettivi contro la trombosi precoce[3]. La gestione a lungo termine si concentra sul mantenimento della pervietà e della funzione dell’accesso, con tecniche percutanee come PTA e trombolisi che svolgono un ruolo cruciale[4].